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“Quelli che stiamo vivendo sono giorni difficili per chi lavora, le temperature e l’umidità sono estreme e bisogna tenere presente che il caldo rappresenta un fattore di rischio da non sottovalutare per garantire alle lavoratrici ed ai lavoratori condizioni sicure di lavoro. Anche lavorare nei luoghi al coperto a volte diventa una ardua impresa”. Inizia così un comunicato della Cgil Lombardia che chiede provvedimenti per i rischi che corre chi lavora in questi giorni estivi di caldo soffocante.
“Notizie di cronaca lombarde ci hanno raccontato di eventi infortunistici gravi e mortali conseguenti al caldo – prosegue -. La stessa Regione Lombardia ha identificato lo stress da calore come una priorità d’intervento per i Piani mirati di prevenzione a valenza regionale nei comparti della frutticoltura e orticoltura e delle costruzioni. Ma questi strumenti rischiano di non rispondere nell'immediato al rischio che in questi giorni incombe sui luoghi di lavoro, in particolare in quelli all'aperto”.
Giulio Fossati, segretario della Cgil Lombardia, ricorda che, “come sempre, formare e informare i lavoratori e le lavoratrici, insieme a una adeguata valutazione del rischio, rappresentano lo strumento più efficace per affrontare tutti i rischi, compreso il calore”. “Riteniamo siano importanti strumenti di assistenza e vigilanza dell'Autorità sanitaria che monitorano l'adeguatezza della valutazione dei rischi delle aziende – prosegue -. Anche se, secondo noi, non dovrebbero limitarsi ai due settori citati in precedenza.
Come riteniamo fondamentali gli strumenti di supporto al reddito messi a disposizione da Inps per tutelare lavoratrici e lavoratori (integrazioni salariali per sospensione o riduzione dell’attività lavorativa a causa del caldo eccessivo Messaggio Inps n°2736 del 26 luglio 2024). Strumenti che potrebbero non essere utilizzati qualora ci fosse preventiva e opportuna gestione della sicurezza aziendale, prevista nei Dvr, volta a contenere il rischio stress da calore che puntualmente si presenta ogni anno durante il periodo estivo”.
Di fronte a giornate come quelle che stiamo vivendo, precisa però Fossati, “con bollettini meteo che confermano anche per la nostra regione il perdurare di elevate temperature e condizioni ambientali difficili per svolgere in sicurezza, servono ulteriori strumenti. Di fronte ad un modello di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro che manifesta il basso livello di formazione e informazione dei lavoratori, e molto spesso l'inconsistenza delle valutazioni dei rischi e l'assenza di preventive azioni di miglioramento.
La Lombardia rimane tra le poche regioni ad alto tasso produttivo, in compagnia di Veneto e Piemonte, che non provvede ad emanare un’ordinanza che vieti l’attività lavorativa dalle 12.30 alle 16 per tutto il mese di agosto, almeno nei settori delle costruzioni e dell'agricoltura”.
La Cgil Lombardia chiede quindi alla giunta di attivarsi immediatamente per emanare quell’ordinanza. “Anziché chiedere ulteriori deleghe allo Stato attraverso la legge Calderoli e l'autonomia differenziata, Regione Lombardia si preoccupi di gestire al meglio quelle che già detiene, tra cui c'è la tutela della salute e della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori”, conclude.