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Trasferimenti forzati per tenere sotto scacco i lavoratori, spostati come pedine da un punto vendita a un altro, distante anche 130 chilometri dal luogo di residenza. Spesso part time a 20 ore, che spendono gran parte dello stipendio per la benzina, vessati da turni spezzati che li costringono a restare parte della giornata in macchina o costretti, per riuscire ad arrivare alla fine del mese, a dormire in macchina per risparmiare un viaggio. Mancanza dei più elementari dispositivi di protezione individuale, in piena pandemia, con le cassiere che restano esposte al via vai di clienti senza la parete in plexiglass che le ripari. Niente sanificazione dei locali e dei servizi igienici né pulizia di livello professionale: la mansione è spesso demandata a dipendenti adibiti ad altri compiti, con il rischio di minare la loro salute e quella dei clienti. Sono solo alcune delle situazioni di degrado sociale vissute da molti dipendenti di Eurospin in Calabria e denunciate con forza dalla Filcams Cgil che da dicembre lavora senza sosta a questa vertenza.
Sindacato di strada vero e proprio, partito con l’attivazione di un contatto telefonico usato dal sindacato per veicolare le proprie campagne di informazione e diventato ben presto uno strumento prezioso di incontro e confronto con lavoratori tanto spaventati quanto esausti. “È iniziata davvero così – ci racconta Giuseppe Valentino, segretario generale della Filcams regionale –. Con un dipendente che si è detto deluso dal sindacato e ha chiesto di incontrarci. Abbiamo parlato ed è diventato il primo iscritto tra i lavoratori di Eurospin in Calabria. Accadeva a dicembre. Adesso, a 4 mesi di distanza, abbiamo decine di iscritti e tre delegati sindacali. Il nostro impegno ha pagato, e non solo sul fronte della sindacalizzazione. Siamo riusciti a portare al tavolo un’azienda totalmente reticente”.
Ascoltata la denuncia del lavoratore, la Filcams ha chiesto un incontro all’azienda, senza ricevere risposta, e ha iniziato a parlare co tanti dipendenti di tanti punti vendita diversi per costruire un quadro dettagliato della situazione, partendo dal tema cruciale della salute e della sicurezza, ma indagando anche sui trasferimenti forzati. Un mese di analisi a tappeto che ha portato il sindacato, nel mese di gennaio, a presentare denunce a tutti gli organismi competenti: prefetture, ispettori, vigilanza, Asl, Spisal, continuando a sollecitare Eurospin all’interlocuzione. Se il gruppo è rimasto nel suo silenzio, a raccogliere l’allarme del sindacato è stata la prefettura di Reggio Calabria che ha chiesto spiegazioni all’azienda.
“A quel punto Eurospin risponde al prefetto con una nota nella quale respingono ogni accusa. Chiediamo prove di quanto affermano – ci racconta Giuseppe Valentino –. Avete fatto la sanificazione? Fateci vedere le fatture. Avete costituito i comitati Covid? Come mai non ne abbiamo notizia se dovremmo farne parte anche noi? Rispettate i protocolli? E allora dove sono i tracciamenti, dal momento che casi di contagio si sono verificati anche nei vostri punti vendita?”. Le bugie hanno le gambe corte e di fronte alle controdeduzioni della Filcams la Prefettura intima all’azienda di acconsentire a un incontro con le organizzazioni di rappresentanza.
È il 9 marzo la data del primo confronto. Anche Fisascat e Uiltucs entrano nella vertenza al fianco della Filcams. “Alle nostre richieste di chiarimento i quattro responsabili di Eurospin Sicilia (che gestisce i negozi in Calabria, ad esclusione del cosentino) respingono ancora le accuse. Questa volta informiamo la prefettura dell’esito della riunione. Eurospin si dice disponibile a costituire i comitati Covid. In un incontro, il 22 marzo, però, ancora una volta il tentativo di portarli a rispettare i protocolli fallisce. Facciamo un’assemblea in video conferenza notturna con i lavoratori e lì decidiamo le azioni di lotta perché le condizioni di disagio e di stanchezza sono insopportabili e il bisogno di avere risposte non può essere più procrastinato”.
Siamo alla cronaca di queste ore. La proclamazione dello stato di agitazione e l’annuncio della prima manifestazione di protesta davanti al punto vendita di Lamezia Terme, questa mattina.
“È la prima prova di forza. Qualche segnale concreto è già arrivato. Gli ispettori hanno avvisato l’azienda che ogni informazione ai lavoratori su permessi e ferie va fatta per iscritto. Tra i vizi della dirigenza, infatti, c’è anche quello, mese per mese, di sottrarre ferie e permessi ai lavoratori al fine di far quadrare la cosiddetta produttività. E proprio questa settimana – ci racconta Giuseppe Valentino – l’azienda ha dato nuovamente disponibilità a discutere della costituzione dei comitati covid in una riunione fissata per il 19 aprile. Anche perché noi abbiamo ricordato agli organismi competenti che, anche in base all’aggiornamento del protocollo del 6 aprile, senza rispetto delle regole di salute e sicurezza le attività vanno sospese. La prima denuncia a prefetture, Asl, Spisal è del 15 dicembre. È tempo che facciano rispettare le regole”.
Nelle ultime campagne pubblicitarie hanno usato Einstein, parlando, nello slogan, di spesa intelligente. Ma non ci vuole un genio per capire che questo non è lavoro, è sfruttamento.