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È di nuovo sciopero per i dipendenti del British Council, storico ente britannico che dal 1934 promuove l’insegnamento della lingua inglese in più di cento Paesi al mondo. L'astensione dal lavoro per l'intera giornata, proclamata contro la minaccia di 19 licenziamenti da parte dell'istituto nelle sedi italiane di Napoli, Roma e Milano, fa seguito allo sciopero dello scorso 20 marzo e, in mancanza, di risposte è già fissata una nuova mobilitazione per il 6 aprile.
La procedura di licenziamento collettivo è stata avviata il 20 febbraio scorso e a seguito di essa la Flc nazionale ha chiesto l’avvio del confronto previsto dalla legge, iniziato il 28 febbraio e tuttora in corso. La motivazione ufficiale addotta dall'ente è quella di una ristrutturazione aziendale, ma c’è chi ci vede anche un ridimensionamento del centro, legato al divorzio del Regno Unito dall’Ue. Una "Brexit preventiva", insomma.
Durante l’incontro tra parte sindacale e parte datoriale svolto nella sede romana del British Council in contemporanea con l'ultima protesta in piazza delle lavoratrici e lavoratori in sciopero, la delegazione sindacale ha chiesto il ritiro complessivo dei licenziamenti mettendo in campo soluzioni diversificate per offrire opportunità di lavoro nelle nuove posizioni individuate nel piano industriale al personale dichiarato in esubero e la ricollocazione in posizioni fungibili. La Flc ha chiesto, inoltre, un significativo aumento degli incentivi all’esodo rispetto a quanto offerto dal British Council nell’incontro dell’11 marzo scorso.