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Accordo salva-esuberi alla Negri Bossi di Cologno Monzese (Milano), storica azienda (che unisce i cognomi dei due industriali che la fondarono nel 1947) di progettazione e vendita di presse e tecnologie per lo stampaggio a iniezione, di proprietà dal 2019 della giapponese Nissei. Il 10 dicembre, nel corso della presentazione del piano industriale 2025-2027, la società aveva annunciato l’imminente avvio di una procedura di licenziamento collettivo per 41 lavoratori, poi scesi a 36.
Dopo scioperi e numerosi incontri tra azienda e sindacati, a fine gennaio si è arrivati a un’intesa. Per 90 dipendenti (su complessivi 150) sarà attivato il contratto di solidarietà, la misura durerà 12 mesi e coinvolgerà i reparti dove erano previsti i licenziamenti collettivi. In pratica, a essere interessati non saranno solo gli operai, ma anche gli addetti di fascia più elevata, come i responsabili di produzione e di reparto.
La riduzione sulla busta paga sarà consistente: secondo le stime di Fiom Cgil e Uilm Uil dovrebbe aggirarsi attorno al 40 per cento. La riduzione massima prevista è del 90 per cento dell'orario di lavoro, ma la media sarà realisticamente del 50 per cento. L’intesa prevede, assieme al contratto di solidarietà, anche l’accompagnamento alla pensione (fino a 40 mesi) di circa una decina di dipendenti e un piano di esodi incentivati volontari.
L’accordo, infine, prevede anche un piano di riqualificazione e formazione professionale per gli addetti. L’azienda, infatti, è alle prese con un momento di grande cambiamento, dovuto sia alla transizione tecnologica dalle presse oleodinamiche a quelle elettriche sia alla forte competitività dei produttori cinesi.
Sindacati: “Ora garantire la continuità produttiva”
“L’accordo salvaguarda i livelli occupazionali in attesa dell’attuazione del piano industriale troppe volte rimandato”, scrivono Fiom Cgil e Uilm Uil: “Garantisce inoltre un adeguato sostegno economico per l’accompagnamento alla pensione fino a 40 mesi, a partire da febbraio, e definisce un piano d’incentivazione all’esodo”.
I sindacati evidenziano che “l'idea non è quella di liberarsi dei contratti più onerosi, ma di puntare sulle professionalità che servono a un'azienda che sta cambiando per restare sul mercato”. E sottolineano che “le strategie degli ultimi tre anni non sono andate a segno. La concorrenza straniera ha eroso il mercato, ma non ci sono neanche stati investimenti”.
Fiom e Uilm così concludono: “Continueremo a batterci, richiamando la proprietà giapponese alle proprie responsabilità affinché venga garantita la continuità aziendale e produttiva del sito. Grazie a un confronto serio e costruttivo abbiamo fatto in modo che prevalesse la salvaguardia occupazionale sulle logiche finanziarie finalizzate esclusivamente a tutelare il valore azionario della Nissei”.