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“La norma approvata dal Consiglio dei ministri, il 18 febbraio, che subordina il riconoscimento dei bonus edilizi (costituiti da risorse pubbliche) all’applicazione dei contratti collettivi di lavoro del settore edile, è una norma corretta, che si colloca nell’alveo della qualificazione del settore”. Lo sostengono Fillea Cgil, Feneal Uil, Filca Cisl e Ance della Lombardia.
“La condizionalità introdotta argina i livelli di approssimazione nel fare impresa, che si stanno registrando nei cantieri in questi mesi. Se si vuole contrastare gli infortuni sul lavoro, il dumping fra imprese, i fenomeni di caporalato, le elusioni e le evasioni contrattuali e fiscali si devono applicare i contratti collettivi di lavoro edili, nazionali e territoriali. Dopo la tracciabilità della cessione dei crediti – aggiungono le parti sociali -, la norma della condizionalità dei contratti collettivi di lavoro seleziona in modo virtuoso le imprese che possono concorrere alla riqualificazione del patrimonio abitativo del nostro Paese”.
E ancora: “Per riqualificare il patrimonio abitativo serve un lavoro di qualità e professionale. In Lombardia, gli enti bilaterali sono in grado di dispiegare un catalogo di 114 corsi di formazione, sia nell’ambito della sicurezza sul lavoro (58) sia nell’ambito della formazione professionale (56) che si è tradotto, nell’ultimo anno, in 2.000 corsi, per un totale di 37.404 ore di formazione e 19.749 lavoratori formati. L’applicazione dei contratti collettivi di lavoro del settore edile assicura la qualità professionale necessaria”, rilevano ancora sindacati e imprese.
“Per tali ragioni – rendono noto Ance, Feneal, Filca e Fillea -, abbiamo inviato una lettera ai parlamentari eletti nei collegi della Lombardia per sostenere la rapida conversione in legge del decreto, che nelle prossime settimane sarà in discussione nei due rami del Parlamento”.