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Nel terzo trimestre di quest’anno la Bombardier, azienda canadese che costruisce aerei e treni, è tornata a macinare utili. Eppure ha annunciato lo stesso la vendita di un cospicuo numero di asset non strategici (per complessivi 900 milioni di dollari) e il taglio di oltre 5 mila posti di lavoro in tutto il mondo nei prossimi 12-18 mesi, pari al 7,2 per cento dell’intero personale. Una pesantissima riduzione che potrebbe colpire anche lo stabilimento di Vado Ligure (Savona), già gravato da tempo da una situazione di difficoltà. Forte è la preoccupazione dei sindacati in vista dell’incontro di oggi (martedì 18 dicembre) con governo e multinazionale a Roma, alle ore 17 presso il ministero dello Sviluppo economico.
I tagli riguardano tutti i comparti produttivi della Bombardier, e nel settore trasporti (quello concernente lo stabilimento savonese) sono ben 1.500. “I tre incontri precedenti – spiega il segretario generale della Fiom Cgil territoriale Andrea Mandraccia – si sono conclusi con un nulla di fatto, e non tollereremo un quarto incontro senza risposte. I tagli nel settore trasporti per ora non prevedono chiusure, ma la dirigenza non ha escluso possibili ricadute nel nostro impianto”. Secondo le indiscrezioni, i tagli potrebbero consistere in un piano di prepensionamenti e nella cessazione dei contratti a tempo determinato, ma finora non c’è alcuna certezza.
La Bombardier Transportation di Vado Ligure fabbrica motrici e convogli per l'alta velocità e occupa 530 addetti, con un indotto di altri 500 lavoratori in tutta Italia. Le incertezze del governo sulla Tav e sulle infrastrutture in genere, oltre al cambio dei vertici di Trenitalia, hanno portato allo stop delle commesse. Attualmente a Vado vengono costruite le locomotive Dc3, il piano produttivo si concluderà alla metà del 2019. Nell’incontro al Mise i sindacati intendono chiedere a vertici aziendali e governo sia di sbloccare l’accordo con Hitachi per i 14 treni Zefiro 1000 (ad alta velocità), che assicurerebbe lavoro per almeno due anni, sia di trasferire in Liguria alcune produzioni sparse per l’Europa, come le macchine multisistema (ora in Germania). Senza queste possibilità, l’unica prospettiva è quella di ulteriori 12 mesi di cassa integrazione straordinaria per area di crisi industriale complessa.
“Devono dirci con quali carichi di lavoro intendono mantenere il sito di Vado Ligure”, riprende il segretario generale della Fiom Cgil di Savona: “Ci auguriamo almeno un passo in avanti nel confronto, altrimenti saremo costretti a nuovi scioperi”. L’esponente sindacale si aspetta di sapere “se il capitolo alta velocità è compreso nel possibile piano delle Ferrovie e quali garanzie ci sono di attuazione, oltre al fatto che anche Bombardier dovrà presentarci il suo piano operativo”. In conclusione, Andrea Mandraccia sottolinea che per lo stabilimento savonese “non possiamo permetterci di arrivare, come per Piaggio, a un’amministrazione straordinaria del sito o, peggio ancora, alla chiusura”.