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Nuove otto ore di sciopero alla Bombardier Transportation di Vado Ligure (Savona). E ancora altre otto se la multinazionale canadese dei settori aeronautica e trasporti non dovesse recedere dalla cessione del “ramo ingegneria” dello stabilimento ligure (che occupa 50 addetti, mentre sono 530 i dipendenti complessivi), annunciata all'inizio di aprile, che sembra preludere alla progressiva dismissione dell’impianto. Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil e Rsu in maggio avevano dichiarato 16 ore di stop: le prime otto si sono tenute giovedì 6 giugno, le altre otto erano state congelate a seguito di alcune novità (come la visita del ministro Di Maio e il suo impegno per la difesa dell’impianto).
Ma la conferma della cessione, arrivata appunto nell'incontro del 6 giugno, ha nuovamente fatto precipitare la situazione. L’assemblea dei lavoratori ha così deciso “di sbloccare le rimanenti otto ore di sciopero per contrastare le decisioni del gruppo che smembrano lo stabilimento e rischiano di portare alla chiusura del sito produttivo”. Uno stop con cui sindacati e lavoratori si propongono di bloccare la consegna delle locomotive in produzione per i clienti italiani: “Intendiamo colpire, come già fatto il mese scorso, il business di Bombardier per richiamare il gruppo alle proprie responsabilità e per obbligarlo a passare la mano se non è in grado, come pare non sia in grado, di garantire produzione e occupazione”.
Per i sindacati “la cessione della funzione ingegneria è una decisione gravissima, non dettata da alcuna ragione di natura industriale, e dimostra l’assoluto menefreghismo nei confronti di lavoratori che hanno sempre operato con altissima professionalità e grande impegno”. Fiom, Fim e Uilm stigmatizzano anche “il rifiuto a impegnarsi alla riassunzione dei lavoratori interessati dalla cessione, qualora Segula (ndr. la società acquirente) non dovesse garantire la prospettiva occupazionale che ci è stata esplicitata, ossia almeno tre anni di attività garantita. Un rifiuto che rappresenta la conferma che Bombardier intende abdicare al suo ruolo di responsabilità sociale”.
Sindacati e Rsu denunciano sia “la mancanza di disponibilità a discutere delle trattative in corso per trovare un partner industriale per le operations, senza neppure fornire assicurazioni circa le caratteristiche del partner stesso”, sia “l’indisponibilità a rispettare l’impegno di trasferire in Italia i carichi di lavoro legati alla produzione di locomotive DC3 per il mercato estero”, Un atteggiamento che conferma “l’inaffidabilità di un gruppo che non ha alcuna volontà né alcuna forza per garantire una prospettiva allo stabilimento. Il fatto poi che ciò avvenga all'indomani dell’assegnazione della commessa per la produzione di 14 treni ad alta velocità da sviluppare insieme ad Hitachi, rispetto a cui non è stata fornito ancora alcun dettaglio circa i carichi di lavoro, è un qualcosa di inaudito”.
Per Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil “è inutile che Bombardier chieda collaborazione dopo anni di politiche sbagliate e penalizzanti per Vado Ligure. È nostra intenzione monitorare l’andamento degli impegni assunti dal gruppo col ministero dello Sviluppo economico, che prevedono un nuovo incontro prima della fine del mese e la riconvocazione del tavolo immediatamente dopo la metà di luglio per discutere di piano industriale, e non solo di intenzioni non supportate da alcun fatto”. In questa chiave, i sindacati apprezzano “l’assunzione di responsabilità del ministero a garantire un positivo esito della vertenza anche attraverso attività di persuasione ‘pesanti’, come la pressione verso Trenitalia, affinché, in assenza di impegni precisi, venga revocata la commessa sull'alta velocità e verso Mercitalia affinché faccia un’analoga azione rispetto alle 65 locomotive MS3 che Bombardier ha trasferito in Germania, penalizzando ancora una volta la produzione nazionale, e la cui produzione ha accumulato ormai oltre 12 mesi di ritardo. Sarà pertanto importantissimo se non addirittura cruciale, l’incontro del prossimo luglio”.