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La Prefettura di Bologna ha deciso, "in considerazione dell’innalzamento della curva del contagio ed in vista dell’approssimarsi
delle festività natalizie", di revocare la concessione di Piazza Maggiore come luogo per la manifestazione regionale dei sindacati in Emilia-Romagna il prossimo primo dicembre. Il presidio si terrà in una piazza in periferia.
La Prettura ha adottato "una direttiva con la quale sono state individuate le zone che verranno interdette alle pubbliche manifestazioni", decidendo di fatto di interdire il “Centro Storico” della città, ma di escludere da questo divieto "le seguenti iniziative connesse: o alle prossime festività natalizie; o alle funzioni, cerimonie e pratiche religiose, nonché alle iniziative direttamente attinenti alle finalità di culto o promosse dagli organismi associativi delle comunità religiose; o agli eventi, manifestazioni, cerimonie e celebrazioni organizzate o coorganizzate da enti pubblici".
Pubblichiamo di seguito il commento di Luigi Giove, segretario generale della Cgil regionale, affidato a un post sulla pagina Facebook della confederazione del territorio.
"Nella mattinata di mercoledì 1 dicembre come sindacati confederali dell'Emilia-Romagna, così come sta accadendo in altre regioni d’Italia, abbiamo in programma una giornata di mobilitazione riguardo alla manovra di bilancio che giudichiamo inadeguata.
Data l’importanza della questione che tocca tutte le lavoratrici e i lavoratori, le pensionate e i pensionati, abbiamo da tempo chiesto e ottenuto la disponibilità di un luogo centrale del capoluogo, ossia piazza Maggiore. Alla luce delle nuove disposizioni della Prefettura, questa concessione ci è stata oggi revocata. Non potremo quindi far sentire le nostre ragioni in una piazza del centro di Bologna ma solo in periferia. Le motivazioni di questa scelta sono incomprensibili e preoccupanti. La nostra mobilitazione prevede, così come le precedenti effettuate durante il Covid, un’area riservata con accesso solo tramite greenpass, mascherina obbligatoria, posti a sedere distanziati per evitare qualsiasi tipo di assembramento, quindi nessun rischio di carattere sanitario. Tutte le necessarie e giuste strategie di contenimento del contagio sarebbero, sono state e saranno da noi rispettate e attuate.
Ci sembra quindi chiaro che con questo divieto la Prefettura, che rappresenta il Governo, stia decidendo altro, cioè di impedire qualsiasi tipo di manifestazione. E infatti le iniziative religiose e gli eventi organizzati dagli enti pubblici sono esclusi da questo divieto. Si tratta di un precedente gravissimo. Sta emergendo una graduatoria dei diritti costituzionali discutibile e pericolosa: il diritto allo shopping e il diritto a esercitare il culto religioso vengono prima del diritto a manifestare pubblicamente pro o contro qualcosa.
Siamo gli unici - si chiede Luigi Giove, in chiusura - a percepire il rischio che questa decisione comporta, per oggi e per il futuro?".