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“Si è tenuto oggi, presso il Mimit, un incontro convocato in relazione alla lunghissima vertenza Blutec di Termini Imerese, che si trascina da oltre 13 anni, alla presenza del ministro Urso e della ministra Calderone. Ad oggi sono 564 i lavoratori dipendenti e circa 200 quelli dell’indotto”. Lo dichiarano in una nota congiunta Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom Cgil e responsabile settore mobilità e Roberto Mastrosimone della Fiom Cgil nazionale.
Il ministero, spiegano i sindacalisti, “ha dichiarato che i commissari hanno terminato il proprio incarico individuando un soggetto industriale (l’imprenditore australiano Pelligra) che, pur non rispondendo a tutti i requisiti richiesti dal bando, in particolare quello della completa rioccupazione, è quello che dà le garanzie maggiori. Il progetto sarà incentrato sulla riqualificazione dell’area industriale per poi fare insediare altre realtà imprenditoriali legate agli investimenti per il porto commerciale di Termini Imerese (attualmente a Palermo), e all’interporto con tutte le relative attività connesse”.
Il progetto darà garanzie a 350 lavoratori per almeno due anni. "Per i restanti lavoratori – proseguono -, circa 180, perché 40 matureranno i requisiti per la pensione entro il termine dell’amministrazione straordinaria di novembre, verrà creata una società di scopo con partecipazione pubblica della Regione Sicilia. L’obiettivo sarà quello di realizzare politiche attive e formazione per la loro rioccupazione dando garanzie a tutti, compresi coloro che potranno vantare il diritto alla pensione anche a fronte della dichiarata disponibilità del Ministra del Lavoro, Calderone, a trovare soluzione all’annoso e ancora non risolto tema dei lavori usuranti”.
Infine: “Come Fiom Cgil abbiamo ribadito che il vincolo rimane quello della soluzione occupazionale per tutti. E, in alternativa il percorso pensionistico che potrà essere agevolato anche dai 30 milioni di euro messi a disposizione dalla Regione Sicilia che, ha precisato, potranno essere utilizzati anche per le politiche passive. Abbiamo ribadito anche che va trovata soluzione per i 200 lavoratori dell’indotto. Progetto di reindustrializzazione, pensionamenti e società di scopo con partecipazione pubblica possono sono i tre elementi fondamentali per dare una soluzione per tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, che dopo tanti anni hanno diritto di vedere ripagati i loro sforzi e la loro tenacia nel tenere viva questa durissima vertenza”.