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Sanno fare bene i dolci alla Biancoforno di Fornacette, nel Comune di Calcinaia in provincia di Pisa, ma proprio non riescono a rispettare diritti e tutele di lavoratrici e lavoratori. Uno sciopero per l’intera giornata è la risposta dei sindacati al benservito a quattro dipendenti interinali, di cui - guarda caso - due delegate sindacali. Se a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina, vecchia massima di Giulio Andreotti, nel Pisano si continuano a discriminare i sindacalisti.
Almeno quattro lavoratrici con contratto in staff leasing, che lavorano nell’azienda Biancoforno da quasi cinque anni, ma dipendenti a tempo indeterminato presso un’agenzia di somministrazione lavoro, hanno avuto la comunicazione che il loro mandato lavorativo presso la fabbrica di dolci destinati alla grande distribuzione terminerà il prossimo 10 agosto. Tutto questo avviene mentre all’interno dell’azienda si continuano a richiedere con insistenza gli straordinari e sono presenti alcuni contratti a termine, rinnovati di settimana in settimana, già da un po’ di tempo.
“Siamo cioè di fronte alla barbarie totale, all’utilizzo indiscriminato e scellerato di leggi già di per sé vergognose nei loro principi – scrivono in un comunicato Flai e Nidil Cgil di Pisa – Leggi che consentono alle aziende di utilizzare i lavoratori come merce, come oggetti da buttare quando danno fastidio e che costringo le persone a lavorare anche per anni dentro un’azienda senza mai poter diventare dipendenti diretti. Leggi sbagliate e assurde che poi si prestano, come in questo caso, anche alle peggiori interpretazioni e per le quali la Cgil, non a caso, ha promosso quattro referendum abrogativi per i quali sono state raccolte in meno di tre mesi quattro milioni di firme”.
“La Biancoforno – spiega il sindacato – approfittando anche della chiusura feriale, ha pensato bene di sbarazzarsi di alcune lavoratrici che non si sono ‘prestate’ a certe pratiche aziendali, due delle quali, guarda caso, sono anche iscritte alla Cgil e una è addirittura delegata sindacale. Su questi ultimi aspetti la nostra organizzazione valuterà anche se ci sono le condizioni per adire alle vie legali”.
Ma oggi a loro interessano prioritariamente altre cose: “Durante le iniziative e le manifestazioni a sostegno delle lavoratrici e dei lavoratori della Biancofrono abbiamo detto a più riprese che per la nostra organizzazione i lavoratori sono tutti uguali, a prescindere dal contratto di lavoro applicato; che l’impegno che ci prendevamo era e rimane quello di stare al loro fianco fino a che si rendesse necessario, per quanto ci riguarda non arretreremo di un millimetro, anzi saremo costretti, se nulla cambia, ad alzare ulteriormente il livello dello scontro”.
Per queste ragioni Flai e Nidil hanno proclamato uno sciopero per l’intera giornata lavorativa, “non potendo scrivere con esattezza il numero delle ore di sciopero perché, come si sa, alla Biancofrono non esiste un orario di lavoro. Chiediamo alla Biancoforno di ritirare immediatamente i licenziamenti perché in caso contrario, alla riapertura dei cancelli, saremo di nuovo davanti con tutte le nostre forze e le nostre possibilità. Chiediamo inoltre a tutte le cittadine, i cittadini, le forze politiche e sociali di stare insieme a noi per la tutela la dignità di queste lavoratrici e più in generale di tutte e tutti coloro che per vivere hanno bisogno di lavorare”.
“Non ci hanno dato nessuna spiegazione, abbiamo ricevuto un foglio dalla nostra agenzia”, spiega Ledi Reka, che è anche rappresentante sindacale. Ancora quasi non si capacita la sindacalista. “Una pagina brutta e deludente – commenta – Dobbiamo gestire la nostra vita, le nostre famiglie, abbiamo bisogno di conoscere gli orari di lavoro con un minimo di anticipo. Non abbiamo preteso la luna, abbiamo solo chiesto di sapere con anticipo i nostri turni. Non per questo siamo cattive lavoratrici. Ci piace il nostro lavoro, e lo svolgiamo al meglio. Solo che non possiamo mettere la testa sotto la sabbia. Noi vogliamo che l’azienda prosperi: altro che 197 dipendenti, vorremmo essere in 300. Ma lo straordinario deve essere chiesto con il giusto preavviso. E averlo fatto notare non è motivo per essere cacciate dopo tanti anni di servizio”.