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Fabbrica chiusa e tutti licenziati. Questa la decisione assunta il 15 marzo dalla Beyers di Castel Maggiore (Bologna), azienda belga produttrice di caffè in vari formati che fa capo alla multinazionale svizzera Sucafina. I dipendenti sono 30 (inclusi i contratti a termine), la procedura prevede la cessazione dell'attività (la società vorrebbe entro luglio) e la messa in liquidazione dell'impresa.
Il primo incontro tra management, sindacato e Rsu si è svolto lunedì 18 marzo. “Abbiamo richiesto – spiega la Flai Cgil Bologna – l’immediato ritiro della procedura e l’avvio di un confronto libero dalla scure dei licenziamenti, finalizzato a ricercare soluzioni alternative che salvaguardino il proseguo della produzione e dell’occupazione”.
Ma nel corso del vertice (durante il quale i lavoratori sono stati impegnati in un presidio davanti all’ingresso dello stabilimento per sostenere le posizioni sindacali) l’azienda si è detta “indisponibile” a ritirare la procedura. “Senza confronto preventivo sul merito – continua la Flai territoriale – ci siamo trovati in pochi giorni la procedura di mobilità aperta e la programmazione della cessazione dell’attività, ‘una soluzione’ impacchettata dall’impresa inaccettabile”.
La reazione è stata immediata. Rsu e Flai hanno proclamato lo stato di agitazione dei lavoratori, lo sciopero dello straordinario, delle flessibilità e del lavoro al sabato, riservandosi di indire “ulteriori azioni e iniziative sindacali, senza esclusione alcuna, a sostegno della vertenza aperta, nonché alla luce dell’andamento dei prossimi incontri”.
La categoria Cgil, inoltre, ha inviato “la richiesta di attivazione del ‘tavolo di salvaguardia’, attendendo una rapida convocazione e auspicando un passo indietro dell’impresa e l’avvio di un confronto che non escluda soluzioni che prevedano la salvaguardia dell’attività produttiva industriale e dell’occupazione”.