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“Quelli comunicati dall’Inail come definitivi e certificati rispetto alle denunce di infortuni presentate dai lavoratori sono dati allarmanti". Ad affermarlo in una nota unitaria sono Angelo Chiari per la Cgil, Danilo Mazzola per la Cisl e Saverio Capuzziello della Uil di Bergamo. "Numeri nudi e crudi che ci parlano della quotidiana sofferenza inflitta nella carne viva del lavoro - affermano i tre sindacalisti - Statistiche che, in trasparenza, ci parlano di persone rimaste mutilate, ustionate, invalide per colpa del lavoro, ci parlano anche di nuove drammatiche morti".
Anche gli Open Data Inail 2018, cioè le denunce di infortuni non ancora certificati come tali, segnalano un alto numero di casi, 14.078 rispetto ai 14.163 del 2017. "Un calo quasi irrilevante, inaccettabile - commentano i tre segretari - Soprattutto, quel che è peggio è che nel 2018 sono stati registrati 20 decessi, 5 in più rispetto ai 15 del 2017".
"Ora, siamo convinti che tutti insieme, con Confindustria e con i rappresentanti della piccola e media industria e degli artigiani, dobbiamo faredi più su questo tema: è necessario che dentro le imprese si affermino un’effettiva responsabilità sociale e ambientale, relazioni industriali partecipative e una contrattazione aziendale finalizzata anche al miglioramento continuo della sicurezza e degli ambienti di lavoro - concludono Chiari, Mazzola e Capuzziello - Va contrattata e costruita con i delegati sindacali e i Rappresentanti dei Lavoratori alla Sicurezza (RLS) una ‘filiera della sicurezza’ partendo dalle aziende più grandi e che coinvolga fornitori, appaltatoti e subappaltatori, affinché vengano certificate procedure, formazione e diffusione delle informazioni di base. Dobbiamo pretendere la definizione delle procedure di tutte le fasi produttive aziendali. Quello alla salute e alla sicurezza è un diritto primario e insopprimibile. Un diritto che deve entrare nella coscienza civile, nazionale e territoriale di tutti”.