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Dopo una lunga lotta portata avanti dai sindacati, sostenuta dalle istituzioni locali e suggellata dalle parole di papa Francesco che in settimana aveva rivolto un pensiero di vicinanza e solidarietà ai lavoratori del bellunese, raggiunto quello che è stato già definito il migliore degli accordi possibili rispetto alla complicata situazione di ideal Standard. la multinazionale belga controllata da fondi americani e australiani è tornata sui suoi passi rispetto all'annuncio di chiudere i battenti e si è detta disponibile a cedere il sito a condizioni di favore, ossia al prezzo, simbolico, di un euro e lascerà a chi rileverà la fabbrica anche il marchio «Ceramica Dolomite», con stampi e macchine per la produzione. La proprietà ha dato il proprio assenso anche "al ricorso all’ammortizzatore sociale per cessazione di attività" per tutti i dipendenti per un anno e si farà carico della propria quota, oltre ad assoldare una società di consulenza per dare il proprio contributo alla reindustrializzazione. Un'eredità del valore di 15 milioni di euro che fa ben sperare per il complesso salvataggio.
"Su Ideal Standard abbiamo raggiunto un risultato importante, ma siamo solo a metà dell'opera" A dichiararlo Denise Casanova, segretaria generale Filctem Cgil Belluno. "La proficua collaborazione tra le Istituzioni locali e nazionali (dall'Amministrazione comunale alla Regione, al Ministero dello Sviluppo economico), la mobilitazione della società civile bellunese, i sindacati che non si sono arresi a un destino che sembrava ineluttabile, soprattutto le lavoratrici e i lavoratori che, a costo di grandi sacrifici, hanno tenuto in piedi l'azienda anche nei momenti più difficili: è grazie a tutto questo che si è raggiunto l'accordo su Ideal Standard. Un accordo che può fare scuola anche per gli altri casi simili, sia sul nostro territorio che fuori dai confini regionali.
Abbiamo, tutti insieme, creato le condizioni per una reindustrializzazione, per mantenere un tessuto produttivo che nella provincia di Belluno rischia sempre più di venire lacerato, indebolito, disperso, con conseguenze pesantissime sull'occupazione e sul futuro di centinaia, se non migliaia di famiglie. Siamo però solo a metà dell'opera, perché adesso va trovato un acquirente, un imprenditore con un piano industriale in grado di garantire la continuità produttiva e tutti i posti di lavoro.
Abbiamo bisogno di un'azienda interessata a sviluppare la produzione che la professionalità e la passione delle lavoratrici e dei lavoratori hanno garantito per tutti questi anni. Sarebbe davvero imperdonabile per il sistema economico regionale e nazionale perdere quelle professionalità e rinunciare a una fetta così importante e qualificata del mercato.
I vantaggi ci sono tutti, le condizioni sono le più favorevoli, adesso non va lasciato nulla di intentato per completare il salvataggio e per offrire una prospettiva cui sono interessati non solo i dipendenti di Ideal Standard, ma tutta la società bellunese e veneta. Come sindacati garantiamo lo stesso impegno profuso fin qui. Non abbiamo alcuna intenzione di lasciare il lavoro a metà".