“Nell’incontro tenutosi martedì 25 marzo al ministero delle Imprese, Beko non ha dato le risposte che chiedevamo su alcuni punti dirimenti per poter pensare di arrivare a un accordo”. A dirlo sono Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil e Uglm.

“Sui piani industriali – spiegano i sindacati – alcune delucidazioni sono state date e alcuni impegni sono stati presi sui nuovi prodotti da assegnare a Cassinetta, Comunanza, Melano, nonché sulle nuove attività di Carinaro, ma chiediamo un immediato confronto di dettaglio in ciascun stabilimento che chiarisca articolazione e ricadute degli investimenti e delle missioni produttive”.

Al contempo, nelle funzioni di staff e di ricerca “la riduzione degli esuberi è insoddisfacente, passando da 678 a 500, di cui circa 270 in Lombardia, 210 a Fabriano e 20 sparsi negli altri siti. Nel complesso restano in Italia ben 1.284 esuberi, di cui 312 a Cassinetta, 64 a Melano, 80 a Comunanza, 40 a Carinaro e 288 a Siena, sito per cui è prevista la fine della produzione a fine anno e per cui ancora non c’è una soluzione alternativa”.

Fiom, Fim, Uilm e Uglm dichiarano di “non aver ricevuto una risposta accettabile nemmeno sugli incentivi all’esodo, assai inferiori a quelli pattuiti in passato, né sugli ammortizzatori sociali, che noi chiediamo conservativi con meccanismi di rotazione e, in ogni caso, tali da escludere davvero i licenziamenti”.

Le quattro sigle così concludono: “Prima del prossimo incontro al ministero fissato per il 2 aprile, abbiamo chiesto al governo di coinvolgere le Regioni Lombardia e Marche per tentare di scongiurare la chiusura dei centri ricerca. In ogni caso per poter davvero ipotizzare un’intesa occorre risolvere i nodi decisivi della trattativa, a cominciare dalla acquisizione del sito di Siena da parte del pubblico”.