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Un piano industriale brutale, che prevede molte chiusure e un numero astronomico di licenziamenti. È quello presentato al ministero delle Imprese nel pomeriggio di mercoledì 20 novembre da Beko, multinazionale turca di elettrodomestici, di proprietà del gruppo Arçelik.
In tutti gli stabilimenti è proclamato lo stato di agitazione, con forme di mobilitazione da decidersi a livello territoriale. Il tavolo presso il ministero delle Imprese è riconvocato martedì 10 dicembre alle ore 14.
In sostanza: chiusura delle fabbriche di Comunanza (Ascoli Piceno) e Siena, ridimensionamento di quella di Cassinetta (Varese), dismissione del reparto di ricerca e sviluppo di Fabriano (Ancona) e, più in generale, tagli in tutti i siti e gli uffici italiani, per un totale di 1.935 esuberi (su 4.440 occupati).
Il dettaglio di chiusure e licenziamenti
Entrando nel dettaglio degli interventi, entro la fine del 2025 chiuderanno la fabbrica di congelatori di Siena e quella di lavatrici di Comunanza, con la progressiva cessazione delle produzioni. A Cassinetta il piano prevede solo tre linee produttive di frigoriferi sulle attuali 5, con 541 esuberi. A Melano gli esuberi sarebbero 66, a Siena 290, a Comunanza 320, a Carinaro (Caserta) 40, cui si aggiungono 198 in ricerca e sviluppo, 98 nel commerciale Italia, 19 nel commerciale Medio Oriente e Africa, 363 nelle funzioni regionali.
Sindacati: “Tentativo di saccheggio industriale”
“Di fronte a ciò il governo deve esercitare subito quella golden power che nei mesi scorsi si è vantato di avere inserito a protezione dei lavoratori nella fase di cessione di Whirlpool Emea a Beko e che non si comprende bene che funzione abbia in termini di deterrenza contro i licenziamenti”. Così Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil e Uglm nazionali: “Ora è il momento di passare ai fatti, per scongiurare un piano socialmente brutale e il tentativo di saccheggio industriale operato da Beko. Come sindacato dichiariamo immediatamente lo stato di mobilitazione in tutti gli stabilimenti”.
Fiom Cgil: “Ritirare subito i licenziamenti”
“Un piano predatorio, che di fatto prefigura un percorso di uscita di Beko dall'Italia, di cui ora abbiamo visto il primo step”, commentano Barbara Tibaldi (segretaria nazionale Fiom Cgil e responsabile settore elettrodomestico) e Alberto Larghi (coordinatore nazionale elettrodomestico Fiom Cgil): “In Italia rimangono quindi solo la linea del cooking, inclusa la ricerca e sviluppo e il global industrial design, oltre al centro di ricambi situato a Carinaro”.
Tibaldi e Larghi così concludono: “L’azienda ritiri nell'immediato i licenziamenti, non siamo altrimenti disponibili a proseguire il confronto. Al governo chiediamo che fine abbia fatto la golden power e quali strumenti intende mettere in atto per salvare lavoro e gli stabilimenti. Noi faremo la nostra parte”.