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“Assodelivery e il sindacato Ugl Riders hanno firmato il Ccnl Riders: si tratta del primo contratto collettivo nazionale del lavoro in Europa della on-demand economy che introduce maggiori tutele e diritti per il lavoro dei rider nel settore del food delivery”. Toni trionfalistici quelli usati dalle multinazionali delle consegne a domicilio nella lettera inviata a tutti i ciclofattorini per farli partecipi di un momento definito “storico”. Peccato che il contratto sia stato firmato mentre al ministero del Lavoro era aperto da luglio un tavolo sindacale con Cgil, Cisl, Uil e Union (i gruppi locali autorganizzati), aggiornato a settembre. Che le tutele e i diritti sbandierati siano già presenti nei rapporti di lavoro esistenti. Che Ugl sia un sindacato non rappresentativo del settore.
“Scegliere un interlocutore di comodo è un errore che pregiudica un percorso negoziale che, a prescindere dalle reciproche posizioni, avrebbe potuto portare a maggiori garanzie per i rider – sostengono Cgil, Cisl e Uil in una nota unitaria - con l’obiettivo di consolidare l’occupazione, la qualità del lavoro e il rafforzamento del quadro dei diritti e delle tutele. L’operazione Ugl-Assodelivery è una finta operazione di miglioramento delle condizioni di lavoro”.
E infatti i lavoratori in giro per l’Italia sono davvero arrabbiati per questa falsa conquista. “Ma quale conquista – dice Yiftalem Parigi, rider di Firenze e delegato Nidil Cgil -. Stando al contratto, rimaniamo dei cottimisti: 10 euro all’ora ti vengono riconosciute solo se consegni. Se invece aspetti per strada tre ore sotto la pioggia in attesa di una chiamata, nulla ti è dovuto. La dotazione di sicurezza? Era già obbligatoria. I premi? 600 euro ogni 2mila consegne è un bonus che nessuno potrà mai guadagnare. Copertura Inail? Formazione obbligatoria? Contrasto al caporalato? Tutto già previsto”.
Ma la vera chicca di questo sedicente contratto collettivo, in vigore da novembre, è nascosta nei risvolti giuridici: “Questi lavoratori rimangono autonomi, ossia collaboratori occasionali e partite Iva, senza nessuna possibilità di avere un'occupazione stabile – sostengono i sindacati Cgil, Cisl e Uil -: in altri termini si tratta di un’operazione che prevede un basso salario in cambio di maggiore precarietà! Ciò consentirà alle varie Glovo, Just Eat, Uber Eats di continuare a disporre di una manodopera potenzialmente infinita e facilmente sostituibile, scaricando sui lavoratori il proprio vantaggio fiscale e contributivo”. Infatti, non c’è traccia di malattia, tredicesima, ferie e maternità retribuite. È prevista la possibilità di essere licenziati. E quando viene raggiunto il tetto retributivo massimo per le collaborazioni occasionali (5mila euro annui), c’è l’obbligo di riconsegnare i loro nuovi dispositivi di lavoro generosamente concessi in virtù di questo accordo.
“Cgil, Cisl e Uil intendono intraprendere tutte le azioni possibili, dallo sciopero, alle vertenze legali per contrastare l’applicazione di questo contratto – concludono i sindacati -. Non siamo disponibili a permettere che la precarietà di questi lavoratori venga sancita da un accordo che consideriamo penalizzante e illegittimo. Da subito chiediamo: la riconvocazione del tavolo sindacale in sede istituzionale, l’avvio di una campagna straordinaria di ispezioni mirate alla verifica della legittimità di questi rapporti di lavoro che la giurisprudenza attraverso diverse sentenze ha qualificato come etero organizzati. Chiediamo al ministero del Lavoro da che parte stare. Noi stiamo con i lavoratori”.