La tecnologia ha rivoluzionato le nostre vite. Ma ha anche sconvolto il mondo del lavoro, soprattutto nel settore delle banche e del credito. Prima gli Atm, cioè gli sportelli bancomat intelligenti, adesso le App consentono ai clienti di fare molte operazioni in modo autonomo, attività che prima venivano fatte in filiale. “Questo sta portando a pesanti ricadute occupazionali, esodi per accompagnare i più prossimi alla pensione – spiega Michela Carmentano, di Fisac Cgil Matera, impiegata in una società di recupero crediti -. Nel frattempo come organizzazioni sindacali facciamo accordi per le nuove assunzioni, ma quando siamo particolarmente bravi riusciamo a prevedere nuove assunzioni in una quota del 50 per cento rispetto alle uscite: sono per lo più esperti in information technology, presi per lavorare nei grandi centri del Nord Italia”.
Un’altra conseguenza della digitalizzazione è la desertificazione dei territori, abbandonati dalle banche e dai giovani, e abitati da una popolazione sempre più anziana che non ha dimestichezza con la tecnologia. Città e centri dove viene meno il ruolo sociale dell’istituto bancario e dove si possono aprire le porte all’illegalità e all’usura. “Per questo è necessario che il Mezzogiorno e le aree meno sviluppate diventino attrattive, si arricchiscano di infrastrutture – conclude Carmentano -: è importante che le organizzazioni confederali monitorino come le risorse del Pnrr vengono spese sul territorio in modo proficuo”.