Il 21 dicembre è il 72° anniversario della morte di Nicolò Azoti, il segretario della Camera del lavoro di Baucina ucciso il 21 dicembre del 1946. La Cgil deporrà alle 8,30 una corona di fiori in suo ricordo davanti al cippo che si trova a Villa Nicolò Azoti, in via Savonarola, all'Uditore. “Ricordare la nostra storia, ricomporre la memoria di tutti i figli della resistenza del popolo siciliano è la linfa essenziale per tutte le iniziative che la Cgil porta avanti e che hanno al centro il lavoro come valore”, dichiara il segretario generale della Cgil Palermo, Enzo Campo.
L'anno scorso nel giardino dedicato ad Azoti è stato piantato dalla Cgil un albero di ulivo alla sua memoria. La storia di Nicolò Azoti, ucciso a Baucina cinque mesi prima della strage di Portella, con cinque colpi di pistola sparati da killer rimasti sconosciuti, è rimasta a lungo nell'oblio. La figlia Antonella, che allora aveva quattro anni, a diciotto anni scopre, leggendo il libro di Michele Pantaleone Mafia e politica, che il nome del padre è nell’elenco dei sindacalisti uccisi. Dopo la strage di Falcone, davanti alla gente in lacrime sotto l’albero di via Notarbartolo, Antonella Azoti trova la forza di prendere il microfono e gridare: “La mafia non uccide solo adesso, ha ucciso anche mio padre, Nicolò Azoti, il 21 dicembre 1946, e prima e dopo di lui ha assassinato tanti altri sindacalisti, che lottavano insieme ai contadini per la libertà e la democrazia in Sicilia”. Ha ricostruito la storia di suo padre nel libro Ad alta voce, il riscatto della memoria in terra di mafia (Terre di mezzo editore), che ha vinto un premio dell'archivio diaristico nazionale di Pieve di Santo Stefano.
Azoti organizzava i braccianti nullatenenti di Baucina. Protagonista nel dopoguerra delle battaglie del sindacato, organizzò la Cgil in paese, si batté per la riforma agraria, fondò l'ufficio di collocamento e si scontrò con diversi imprenditori agricoli e con i gabellotti della zona. Più volte fu minacciato perché le sue iniziative furono viste come una dichiarazione di guerra: la legge prevedeva che parte dei terreni incolti o mal coltivati fossero assegnati proprio alle cooperative. Cercarono di fermarlo. Ma lui preferì andare avanti nelle sue battaglie. Dopo l'omicidio, la magistratura e i carabinieri individuarono il gabellotto che aveva ordinato l'omicidio. Ma il mandante riuscì a dimostrare la sua estraneità ai fatti, consegnando un falso alibi e l'inchiesta fu archiviata in fase istruttoria. Come finirono archiviati gli omicidi dei 39 sindacalisti uccisi dal 1946 al ‘48 in Sicilia.