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La decisione era nell’aria già da mesi. Nei giorni scorsi è arrivata la conferma: la Av-El di Orbassano (Torino), storica azienda di stampaggio a iniezione di materiali termoplastici per il settore automotive, ha comunicato ai sindacati la cessazione dell’attività, prevista per fine dicembre, con il conseguente licenziamento collettivo dei 57 dipendenti.
L’azienda nasce nel 1979 a Villarbasse (Torino), come società produttrice di avvolgimenti elettrici (dalle cui iniziali delle due parole prende il nome Av-El) per motorini di avviamento. “Ben presto – si legge nel sito aziendale – l'attività si è evoluta e lo stampaggio a iniezione di materiali termoplastici è diventata il core business dell'azienda, già a partire dalla metà degli anni Ottanta”. Nel 2001 il trasferimento nell’attuale stabilimento, costruito ad hoc per le esigenze produttive.
La crisi economica, secondo quanto dichiarato dall’azienda, è iniziata nel 2020 con la pandemia Covid, cui si è aggiunto lo sbarco sul mercato di riferimento di aziende extraeuropee, che hanno dunque sottoposto la Av-El a una forte concorrenza. Da qui la decisione di chiudere, dovuta a una “preoccupante contrazione rispetto al volume di affari”.
Il commento del sindacato
“Solleciteremo subito la Regione Piemonte all'apertura di un tavolo per tutelare i lavoratori”, spiega Severino Gasparini, segretario della Filctem Cgil territoriale: “Fino a oggi ci sono stati ammortizzatori sociali, come i contratti di solidarietà, e tanta incertezza sul futuro: ora invece sappiamo che i lavoratori Av-El ben presto saranno disoccupati”.
L’incertezza era arrivata ai massimi livelli già il 3 giugno scorso, quando la Aixtron, colosso tedesco attivo nella produzione di semiconduttori, aveva annunciato l’acquisizione dell’impianto per farvi nascere un polo tecnologico, prevedendo oltre 200 nuovi posti di lavoro, ma senza attingere alle professionalità già presenti in Av-El.
Da allora, dunque, i sindacati avevano lanciato l’allarme e coinvolto le istituzioni. “I dipendenti – conclude Gasparini – sono uomini e donne con età di circa 50 anni, quindi non prossimi al pensionamento né facilmente ricollocabili. La situazione era già chiara a tutti, ora è necessario l’intervento della politica”.