La nuova fase delle acciaierie Ast di Terni, dopo i quasi 30 anni targati ThyssenKrupp, è iniziata con “un segnale importante” da parte della nuova proprietà, il gruppo Arvedi. Non era scontato, infatti, che a poche ore dall'acquisizione si convocassero, per prime, le organizzazioni sindacali e la Rsu per un confronto non solo formale. “È un segnale che abbiamo apprezzato, così come gli intenti che ci sono stati annunciati su sviluppo e crescita delle acciaierie”, dice Alessandro Rampiconi, segretario generale della Fiom Cgil di Terni, che insieme a Claudio Cipolla, segretario generale della Camera del Lavoro, fa il punto sulle prospettive di questa nuova “era” per la fabbrica e il territorio.
“Ci sembra sbagliato focalizzare l'attenzione su questioni che non sono e non possono essere all'ordine del giorno, come l'ingresso dei lavoratori nel Cda, oppure il ricorso all'idrogeno – osserva Rampiconi – mentre per la Fiom è prioritario discutere dei problemi del sito, lasciati in eredità dalla precedente proprietà, come la questione della precarietà (ci sono 130 lavoratori in staff leasing che vanno stabilizzati) e quella degli appalti, a partire dalla vertenza ancora aperta dei lavoratori Teseo”.
Nodi che dovranno trovare soluzione nel piano industriale, che Arvedi ha detto di voler condividere con le rappresentanze dei lavoratori, “reparto per reparto, investimento per investimento”. Un'apertura “sfidante” per il sindacato, che “accetta la sfida ed è pronto a fare la sua parte”, come ha sottolineato Rampiconi. Anzi, c'è “l'ambizione” di legare questo piano industriale allo sviluppo del territorio. “Naturalmente noi non abbiamo tutte le soluzioni ai problemi – ha spiegato ancora il segretario Fiom – ma abbiamo la volontà di aprire un dibattito vero in questa città, che finora è mancato. Bisogna che la nostra comunità elabori una visione di come si potrà continuare a produrre acciaio in modo sostenibile a ridosso della città fra 30 anni. In questo modo – ha concluso Rampiconi - metteremo Arvedi nelle migliori condizioni per fare industria nel rispetto dell'ambiente, dei lavoratori e creando buona occupazione. Purtroppo su questo l'assenza del Governo nazionale e delle istituzioni sul territorio è assordante”.
“Si parla di patto di territorio, di accordo di programma – ha aggiunto Claudio Cipolla, segretario generale della Cgil di Terni – ma aldilà dei titoli è necessario capire come questo passaggio storico, che offre prospettive di sviluppo importanti, si inserisce nell'idea di sviluppo del nostro territorio e della nostra comunità. E allora gli impegni di sostenibilità di Agenda 2030, quelli ambientali, energetici, sui rifiuti diventano parte integrante di un'idea complessiva di futuro, che ha dentro naturalmente anche la produzione di acciaio che resta centrale per questo territorio. Ma al momento – ha aggiunto Cipolla – questa riflessione sull'idea di sviluppo che si vuol perseguire non si è aperta ed è difficile per noi capire in che direzione ci si voglia muovere. Non a caso – ha rimarcato il segretario Cgil - il rimbalzo economico che si è prodotto dopo la crisi covid non sta producendo occupazione e riduzione delle disuguaglianze come invece dovrebbe essere”.
Infine, una rivendicazione importante: “Si è detto in questi giorni dell'opportunità di evitare scioperi e iniziative di mobilitazione in questa fase, perché sarebbero contro l'azienda. Ci teniamo a chiarire – ha concluso il segretario della Camera del Lavoro, che è anche un operaio di Ast – che negli ultimi 20 anni le lotte, gli scioperi, le mobilitazioni dei lavoratori delle acciaierie hanno difeso e non certo danneggiato la fabbrica. Senza quelle lotte oggi non avremmo potuto consegnare a una stagione uno sito produttivo ancora competitivo ed appetibile come è la nostra acciaieria”.