Altri otto mesi di cassa integrazione per i lavoratori della Argoclima di Gallarate (Varese). Dopo i nove mesi di cig e fondo di solidarietà utilizzati nel 2024, anche l’anno in corso per i dipendenti della multinazionale svedese specializzata in impianti per il riscaldamento sarà segnato da un massiccio uso degli ammortizzatori sociali.

“Nel 2025 i mesi di lavoro saranno circa quattro, l’impatto sulle retribuzioni sarà pesantissimo”, affermano Rsu e la dirigente Fiom Cgil Gaia Angelo, commentando l’incontro avuto con il management martedì 21 gennaio: “L’azienda ha comunicato una situazione peggiore delle previsioni esposte nel corso dello scorso anno, dichiarando di voler far ricorso a molti mesi di cassa integrazione anche nel corso del 2025”.

Nel 2022 Argoclima è stata acquisita al 50 per cento dalla svedese Nibe, che ha portato investimenti nello stabilimento lombardo finalizzati alla produzione di unità esterne per le pompe di calore. “A causa della scelta fatta dall’Unione Europea di non rinnovare gli incentivi per questo tipo di prodotti sono crollate le vendite”, spiega il sindacato.

Si è così dunque creato “un importante stock di magazzino di prodotti invenduti che ha bloccato la produzione anche a Gallarate. A livello aggregato, nel primo semestre del 2024 in Unione Europea sono state vendute il 47 per cento in meno di pompe di calore rispetto al 2023”.

La preoccupazione rispetto alla ormai permanente cassa integrazione e alla mancanza di garanzie per il futuro lavorativo dello stabilimento di Gallarate è sempre più pressante. “Gli investimenti fatti e le operazioni societarie e commerciali degli ultimi anni – proseguono Rsu e Angelo – non hanno ancora portato ai risultati sperati. E come sempre accade, il prezzo più alto lo pagano i lavoratori e le lavoratrici. È già stato fatto uno sciopero a dicembre dello scorso anno, ma se la situazione dovesse protrarsi ne seguiranno altri”.

La Fiom rileva che questo “sia l’ennesimo caso in cui la politica avrebbe potuto incidere positivamente, ma ha scelto di non farlo. Le pompe di calore sono una tecnologia importante per la decarbonizzazione delle case e delle fabbriche. Il costo di acquisto resta più alto rispetto alle caldaie a gas, ma può essere ripagato in circa quattro anni dai risparmi in bolletta”.

Gli incentivi, dunque, sono importanti “sia per sostenere le famiglie e le imprese in questo tipo di scelte sia per rilanciare una tecnologia sostenibile che porterebbe a un maggiore risparmio energetico e a un minore inquinamento urbano. Per produrre un kilowattora termico con una pompa di calore si impiega il 55 per cento di gas in meno rispetto a quello consumato quando si riscalda la casa con una caldaia a gas. Chiediamo pertanto il ripristino degli incentivi e la ripresa immediata di un’attività lavorativa stabile e continuativa”.