L’ultima vittima sul lavoro in Italia è un operaio che è morto questa mattina in un cantiere ad Arezzo, in via Buozzi. Secondo le prime informazioni l’uomo, 55 anni, sarebbe deceduto dopo essere caduto dall’alto. Sono in corso i rilievi per comprendere l’esatta dinamica dell’infortunio. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118 e i carabinieri. Ne dà notizia l’Adnkronos.

La vittima si chiamava Alessandro Guerra e lavorava come operaio di una ditta di Verghereto appaltatrice di lavori commissionati dal Comune di Arezzo per sistemare un muro di contenimento vicino a un'abitazione. Al momento dell'incidente il lavoratore operava da solo. Stando a una ricostruzione, l'operaio sarebbe stato sbalzato e poi travolto da un piccolo mezzo meccanico, una piccola gru pare. La vittima stava operando nel cantiere pubblico per un intervento da 92.000 euro.

Alessandro Tracchi, Cgil Arezzo: “Basta retorica, cambiamo le regole”

“Un altro morto sul lavoro. 55 anni, cantiere edile. Due scelte – scrive in una nota il segretario generale della Cgil di Arezzo, Alessandro Tracchi –: possiamo ripetere il copione di sempre e cioè dolore, condoglianze, funerale e inchiesta. Poi, passata la nottata, far continuare tutto come prima. Oppure possiamo prendere atto che i cerotti (certificati, documenti, patenti a punti….) non salvano le vite perché è il sistema degli appalti e dei subappalti che non funziona. La centralità non è la vita del lavoratore ma il profitto. La sicurezza costa, questo lo sanno tutti. Ma nessuno vuole ammetterlo e nessuno è disponibile a farla prevalere sul reddito d’impresa”.

“Nel luoghi di lavoro non bastano gli strumenti antinfortunistici ma occorre una reale informazione e formazione dei lavoratori. Approfondita, consistente e realmente utile a prevenire incidenti. Nei luoghi di lavoro – continua – si deve affermare un concetto qualitativo per il quale la sicurezza e la vita dei dipendenti sono le priorità assolute. Occorre, quindi, una nuova cultura del lavoro con pene severe per chi si rifiuta di applicarle, un sistema che sappia premiare, in una logica di leale concorrenza, le imprese che operano rispettando le regole”.

“Chi elude le norme non deve essere considerato un furbetto o un furbone ma un soggetto che deve rispondere in tribunale di un comportamento che è non solo criminale ma antisociale e per lui ci devono essere pene severe. E ci sono norme non solo da applicare ma anche da modificare. Penso, in particolare, a quelle che impediscono di estendere, in caso di subappalti, la responsabilità all’impresa appaltante, alle leggi che favoriscono il ricorso ad appaltatori senza solidità finanziaria, spesso non in regola. Su questi temi la Cgil e altre associazioni hanno raccolto l’adesione di 5 milioni di cittadini: anche ad essi deve essere data una risposta. A livello locale, infine, deve essere riattivato il protocollo per la sicurezza e quindi la Commissione presso la Prefettura che vedeva la presenza di datori di lavoro, sindacati, organi di vigilanza e di ispezione”, si conclude la nota.