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L’impegno delle istituzioni, dei sindacati e dei lavoratori è fortissimo, ma per ora l’azienda non intende recedere dalla propria decisione. ArcelorMittal, colosso indiano della siderurgia, ha comunicato la chiusura dello stabilimento di San Mango Luogosano (Avellino) entro luglio, con il conseguente licenziamento dei suoi 70 addetti.
A motivare la decisione la crisi del mercato dell’acciaio, una difficoltà che già nel 2022 aveva fatto adottare periodi di cassa integrazione e contratti di solidarietà. La proprietà ha definito lo stabilimento un “ramo secco”, denunciando anche altri problemi legati alle infrastrutture, come i collegamenti stradali, i blackout elettrici e le carenze idriche.
Intanto si susseguono gli incontri. Mercoledì 19 marzo si è tenuto davanti ai cancelli della fabbrica un Consiglio provinciale straordinario, mentre sabato 22 i sindacati incontreranno il presidente della Regione Campania De Luca. Martedì 25 marzo vertice tra sindacati e azienda nella sede territoriale di Confindustria, infine giovedì 27 riunione del tavolo istituzionale in Prefettura.
Lo stabilimento, specializzato nella produzione di preverniciato zincato di laminati piani d’acciaio e altre lavorazioni in acciaio, nacque negli anni Ottanta in seguito alla legge sulla reindustrializzazione delle aree colpite dal terremoto dell’Irpinia (23 novembre 1980). La prima proprietà fu Tubisud, nel 2001 l’impianto passò al gruppo francese Unisor. L’anno seguente divenne Arcelor (in seguito alla fusione tra Usinor e Aceralia) e nel 2006 ArcelorMittal (in seguito all’acquisizione di Arcelor da parte di Mittal).
Fiom: “Fronte comune contro i licenziamenti”
“La scelta di ArcelorMittal va nella direzione sbagliata”, dice Giuseppe Morsa, segretario generale Fiom Cgil Avellino: “Una multinazionale che vive solo di profitto, che non ha minimamente a cuore la responsabilità sociale di un territorio che l'ha ospitata per anni. Il fronte comune che si è creato tra istituzioni e sindacati può aiutarci a ridare una speranza a questi lavoratori e all’intero territorio”.
Per Morsa occorre anzitutto “fermare i licenziamenti e poi intavolare una discussione su come vendere e far venire qui un altro imprenditore che possa acquisire un'azienda così importante e produttiva”. Il pensiero va al gruppo Marcegaglia, che nel dicembre 2024 visitò lo stabilimento, mostrando un reale interessamento che finora, però, non è divenuto un vero e proprio impegno.
“Bisogna fare fronte comune per salvaguardare l’industria in queste zone, quello del dopo terremoto era un progetto ambizioso che va assolutamente mantenuto”, conclude Morsa: “Occorre davvero una mobilitazione generale affinché la produzione resti qui, la nostra Irpinia deve essere salvata dalle multinazionali senza scrupoli”.