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Tredici settimane di cassa integrazione ordinaria per un massimo giornaliero di 1.395 dipendenti del siderurgico ArcelorMittal di Taranto, a partire dal 30 settembre. Il colosso franco-indiano che ha rilevato l'ex Ilva lo mette nero su bianco in una comunicazione recapitata ai sindacati. L’azienda ammette che “il mercato di riferimento della produzione dello stabilimento di Taranto non ha ancora beneficiato degli auspicabili effetti delle azioni poste in essere dalla Commissione europea a sostegno dei produttori continentali”.
La situazione per il siderurgico si fa sempre più complessa anche perché ancora non c’è il famoso decreto imprese che contiene, tra le altre, alcune misure “salva-Ilva” legate all'immunità penale per l'azienda in relazione al piano ambientale. Incombe infatti il 6 settembre, data in cui verranno meno quelle tutele legali salvo, appunto, l'approvazione di una nuova norma. Altre questioni alimentano il clima di incertezza, come il programmato spegnimento dell'Altoforno 2 disposto dalla magistratura per inottemperanza alle prescrizioni della Procura del giugno 2015, dopo l'incidente costato la vita all'operaio Alessandro Morricella.
Riguardo alla questione sicurezza in fabbrica, “si invitano i lavoratori a cui non sono stati forniti dall'azienda tutti i dispositivi di protezione individuale idonei allo svolgimento delle proprie mansioni ad astenersi dallo svolgere le attività lavorative”. Lo sottolinea in una nota la Rsu della Fiom Cgil, che rileva “la periodica assenza di Dispositivi di protezione individuale (Dpi)” nello stabilimento ArcelorMittal di Taranto. Per la stessa problematica, Fim Cisl e Uilm hanno proclamato 24 ore di sciopero il 13 settembre. Per la Fiom è “indispensabile che l'azienda si attivi ad adottare un sistema di acquisto ed approvvigionamento che consenta di avere una giacenza sufficiente e, pertanto, pronta disponibilità per i lavoratori degli stessi dispositivi”.
Infine il tema degli appalti, sul quale si è tenuto un incontro tra ArcelorMittal Italia e Confindustria Taranto, definitivo “positivo” dall’azienda in cerca di soluzioni. In particolare, si è convenuto “di avviare, così come previsto nell'Addendum contrattuale, il processo di ingresso, per le aziende del territorio che fossero interessate a lavorare all'estero, alla rete europea del gruppo e quindi a competere anche per altri contratti”.