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"Nell’audizione informale avuta oggi presso l’XI commissione lavoro della Camera dei Deputati sulle conseguenze occupazionali dell’applicazione dell’articolo 177 del Codice dei contratti pubblici (...) abbiamo esposto la preoccupazione rispetto alle conseguenze sociali ed alle ricadute occupazionali che ne scaturirebbero”. Lo dichiarano in una nota unitaria Cgil, Cisl, Uil.
“In estrema sintesi - spiegano le confederazioni - abbiamo proposto di abrogare l’intero articolo, ovvero escludere dal 177 i servizi pubblici essenziali, oppure, in alternativa di prorogare fino alla fine del Pnrr l’esclusione dei settori ad oggi interessati, anche in attesa che si pronunci la Corte Costituzionale nel merito. Le modifiche al testo avrebbero consentito di evitare l'obbligo per le imprese titolari di concessioni di esternalizzare l'80% delle proprie attività, una scelta illogica perché le missioni del Pnrr richiedono, invece, un sistema di gestione dei servizi a rilevanza economica più solido e non frammentato che sarebbe causato dai vincoli dell'articolo 177".
A ciò si aggiunge "il rischio di generare, a causa della dismissione di interi settori, esuberi, lavoro povero, e disservizi per i cittadini in una fase di grande depressione economica. Siamo impegnati - spiegano i sindacati -, come già avvenuto in passato, nel presentare sul decreto semplificazioni le nostre proposte di emendamento, coinvolgendo il massimo delle forze politiche che vorranno sostenerci. Circa 150 mila lavoratori sono a rischio, così come i servizi all’utenza e l’inevitabile lievitazione dei costi in bolletta. Il 30 giugno le categorie interessate, elettrico, gas, rifiuti, acqua, sostenute dalle confederazioni nazionali, hanno indetto lo sciopero generale che a fronte di un quadro che resti immutabile, rimane confermato. A fronte dell’audizione odierna auspichiamo che il governo modifichi il famigerato art.177”, concludono Cgil, Cisl e Uil.