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"La nostra storia comincia dove finisce la prevenzione" è lo slogan, assai adeguato, individuato dall'Anmil (Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro) per celebrare la 72esima Giornata nazionale delle vittime d'incidenti sul lavoro. Il 9 ottobre, tutti gli anni, ci si ritrova sotto l’alto patronato della presidenza della Repubblica a contare i morti, ad alzare la voce contro un fenomeno che, ancorché appaia inarrestabile, in realtà potrebbe esserlo. La verità, come denuncia da tempo la Cgil, è che di parole sulla sicurezza se ne pronunciano tante, ma non seguono i fatti. E a dirlo non è solo il sindacato.
Parole nette quelle del messaggio all’Anmil del presidente della Repubblica Sergio Matterella: "I numeri delle vittime degli incidenti sul lavoro, nonostante i numerosi provvedimenti normativi con i quali si è cercato, nel tempo, di prevenirli, sono allarmanti, drammatici", scrive il capo dello Stato: "Raccontano storie di vite spezzate, di famiglie distrutte, di persone gravemente ferite, di uomini e donne che invocano giustizia. Persone che si appellano alle istituzioni, ai datori di lavoro, alla coscienza di chiunque sia nelle condizioni di rendere i luoghi di lavoro posti sicuri, in cui sia rispettata la dignità della persona".
Come nette sono quelle che arrivano dall’organizzatore della Giornata: “Nonostante la grave recrudescenza del fenomeno infortunistico che grava sul Paese, a oggi la sicurezza nei luoghi di lavoro non riceve la giusta considerazione, che dovrebbe invece rappresentare una priorità", dichiara il presidente nazionale Anmil Zoello Forni: "Questa manifestazione è l’occasione per sensibilizzare sul tema le forze politiche appena elette a governare il Paese, stimolando riflessioni e assunzioni di un impegno per il futuro, al fine di attuare un programma d'interventi che tenga conto di proposte concrete come le nostre per arginare morti e infortuni sul lavoro e malattie professionali”.
Il luogo individuato quest’anno per la manifestazione centrale della giornata non è stato scelto a caso: è la Claber spa, a Fiume Veneto (Pordenone). Li lavorava Lorenzo Perelli, aveva 18 anni ed era al suo ultimo giorno di stage in azienda. Dopo di lui altri ragazzi (l’ultimo è Giuliano De Seta, caduto sul lavoro lo scorso 16 settembre) hanno perso la vita durante il Pcto, ovvero il periodo di stage in azienda nel corso dell’anno scolastico.
La volontà di Amnil è: “non solo ricordare tutte le persone che in questi anni ci hanno lasciato per la mancata sicurezza in ambito lavorativo, ma anche quella di confrontarsi sul tema con le massime autorità nazionali, regionali e territoriali”.
La sindaca di Fiume Veneto Jessica Canton ha sottolineato come sia “un onore per il nostro Comune poter ospitare un evento di portata e risonanza nazionale, in un territorio nel quale è forte la vocazione d'impresa e lavoro. La scelta di organizzare, per la prima volta, la manifestazione in un sito produttivo vuole sottolineare come la sinergia tra datori di lavoro e lavoratori, insieme alle istituzioni, debba essere la chiave di volta per raggiungere risultati importanti in termini di sicurezza”.
Oltre a denunciare la strage, occorre anche riflettere sulle cause. Per il capo dello Stato “lo sviluppo di nuove tecnologie ha mutato radicalmente la natura e la stessa dimensione spazio-temporale dei luoghi di lavoro. Purtroppo, questa fase non è stata accompagnata da una crescita proporzionata delle iniziative verso la prevenzione".
Mattarella sottolinea che "lavorare non può significare porre a rischio la propria vita. Ecco perché la Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro è un'occasione preziosa per richiamare l'attenzione su un fenomeno inaccettabile in un Paese moderno che ha posto il lavoro a fondamento della vita democratica". Il presidente della Repubblica così conclude: "L'affermazione dei diritti sui luoghi di lavoro, primo quello alla vita, oltre che essere un termometro della vita civile, è un generatore di valore per la società, per i lavoratori, per le imprese”.