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Ossigeno per altri tre mesi. Poi sarà una Pasqua di passione per 51 lavoratori della Minermix. Giovedì 28 dicembre è stato raggiunto un accordo che differisce il licenziamento collettivo del personale dell’azienda con sedi a Galatina (Lecce) e Fasano (Brindisi), legando la proroga della cassa integrazione in deroga per cessazione d’attività (che scadrà il 26 marzo 2024) al rifinanziamento del fondo inserito nella legge di bilancio.
Attiva da quasi 40 anni nel settore della produzione e commercializzazione di materiali da costruzione, Minermix ha legato il proprio successo (e purtroppo anche la sua fine) all’ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia. Rimasta invischiata nella palude che ha coinvolto la principale committente, l’azienda non è riuscita a trovare nuovi sbocchi commerciali. Oggi, nonostante gli iniziali sforzi delle amministrazioni locali di Galatina e Fasano, non si intravedono spiragli di futuro.
“Ringraziamo il presidente della task force regionale Leo Caroli per aver prontamente risposto alle nostre sollecitazioni e aver convocato tutti durante le festività”, dicono Giuseppe Maggiore e Luca Toma, segretari generali Fillea Cgil Brindisi e Lecce: “Ora non resta che sperare che il Parlamento completi i lavori di approvazione della legge di bilancio nei tempi previsti, in modo da consentire ai lavoratori la piena fruizione, fino a 12 mesi, della cassa integrazione”.
La speranza, dunque, è che questi ulteriori tre mesi di sostegno al reddito, misura che nei fatti ha dimezzato le entrate dei lavoratori coinvolti, possano favorire una continuità aziendale. Ma gli scenari futuri sono molto preoccupanti: “Dal 27 marzo in poi – proseguono Maggiore e Toma – il Salento rischia di perdere una realtà industriale importante. E tutto sta avvenendo quasi con rassegnazione, come se fosse un destino ineluttabile. Non è così. Questa vertenza simboleggia tutte le difficoltà che caratterizzano le politiche industriali nazionali e territoriali”.
La Minermix sconta l’azione dei governi, incapaci di trovare una soluzione adeguata alla crisi di Acciaierie d’Italia. “Se l’ex Ilva avesse una prospettiva diversa, anche Minermix avrebbe un’appetibilità diversa”, aggiungono i due dirigenti sindacali: “Nel Salento poi paghiamo l’incapacità delle istituzioni, che negli ultimi decenni non sono riuscite a creare condizioni di contesto utili ad attrarre investimenti, troppo impegnate forse a inseguire e commentare i numeri sulle presenze turistiche per accorgersi del progressivo smantellamento del nostro patrimonio industriale”.
I segretari generali Fillea Cgil Brindisi e Lecce non risparmiamo critiche all’imprenditoria locale. “Auspichiamo che le manifestazioni di interesse si concretizzeranno, ricolorando uno scenario oggi nero”, precisano gli esponenti Fillea: “A noi non resta che constatare amaramente come la classe imprenditoriale locale, sempre pronta a lamentarsi per l’assenza di manodopera qualificata, non riesca a manifestare interesse concreto per Minermix, né sappia offrire occasioni di reimpiego per il suo personale altamente qualificato”.
Giuseppe Maggiore e Luca Toma così concludono: “Basti pensare che dei 59 lavoratori registrati al momento dell'avvio delle procedure di licenziamento collettivo, solo otto hanno raggiunto la pensione o sono riuscite a ricollocarsi. L’imprenditoria locale dovrebbe forse avviare una riflessione seria sulla propria capacità di investire capitali freschi a supporto dello sviluppo locale”.