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Da una turnazione incompatibile con una normale organizzazione familiare a un nuovo sistema con tre fasce orarie che consentono di conciliare i tempi di vita e di lavoro, con buoni margini di flessibilità. La conquista è stata ottenuta dai lavoratori del sito di Amazon Torrazza, in provincia di Torino, e dalle categorie regionali Filt Cgil e Fit Cisl, dopo che gli addetti avevano denunciato la fatica a stare dietro agli impegni professionali e alla routine quotidiana.
Tutto è nato dall’indagine promossa nel maxi magazzino piemontese dai rappresentanti sindacali aziendali e dalle strutture territoriali dei sindacati, a cui hanno partecipato 500 addetti su un totale di 1.600 dipendenti a tempo indeterminato: il 95 per cento ha dichiarato un notevole disagio perché i turni rendevano di fatto complicata ogni programmazione famigliare e di socialità, con difficoltà ad avere un corretto equilibrio metabolico, e ha chiesto una maggiore conciliazione.
Il passo successivo è stato chiedere e ottenere una serie di incontri con l’azienda. “Qui siamo riusciti a mettere in piedi una nuova modalità di relazioni industriali con l’azienda– spiega Francesco Imburgia, coordinatore regionale per il Piemonte del dipartimento trasporto, merci e logistica della Filt Cgil -, lontana dal modello anglosassone che in tutte le sedi evita accuratamente di rapportarsi e firmare accordi con le strutture territoriali, prediligendo solo i tavoli a livello nazionale. Abbiamo avanzato richieste di modifiche migliorative dei turni per garantire ai lavoratori minori disagi e un giusto equilibrio”.
Ne è nato un confronto con il colosso dell’e-commerce che ha portato alla riduzione dei turni da cinque a tre, con l’eliminazione delle fasce intermedie chiamate “centrale” (10.15-18.15) e “late night” (19-3), a meno che la loro applicazione non sia una precisa richiesta da parte del singolo. Rimangono le due possibilità di scambio già in vigore, che permettono di invertire un giorno di riposo con uno di servizio e di cambiare un turno per intero con un collega.
“Abbiamo coinvolto i dipendenti, proceduto a una fase di consultazione, quindi tre assemblee molto partecipate in cui abbiamo spiegato i turni sul piano tecnico e il pacchetto di flessibilità contrattato con l’azienda – afferma Imburgia -. I lavoratori hanno dato il loro benestare e noi abbiamo firmato un accordo, un caso molto raro per Amazon, una breccia nel sistema della multinazionale che sta diventando più morbido nelle relazioni industriali, con il riconoscimento delle rappresentanze sindacali territoriali. La morale? Meglio parlarsi un po’ di più che un po’ di meno”.