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Come possono far fronte al caro vita i lavoratori di Amazon? Non possono. Perché alle richieste legittime di chi fa i conti ogni mese con benzina, bollette, carrello della spesa alle stelle, il colosso multimilionario dell’e-commerce risponde concedendo le briciole. Per questo, i dipendenti diretti e indiretti del magazzino di Castel San Giovanni a Piacenza scioperano per l’intera giornata e tengono un presidio dalle 9 alle 12, proprio oggi, 11 ottobre, che è la festa delle offerte Prime.
Mentre escogita modi per premiare e coccolare i suoi clienti prioritari, infatti, Amazon non esita a spremere i lavoratori. Al tavolo nazionale aperto con i sindacati, l’azienda ha riconosciuto un aumento salariale del 3 per cento.
Per i 2.300 addetti del magazzino piacentino questo incremento si è ridotto a un misero 1,1 per cento, per un complicato meccanismo legato al contratto applicato nello stabilimento: non 45 euro lorde in più in busta paga, quindi, ma solo 15-17 euro. Meno di 15 litri di benzina, in pratica. Da qui lo stato di agitazione e lo sciopero indetto da Filcams e Nidil Cgil, Fisascat e Felsa Cisl, Uiltucs e Uiltemp.
“A Castel San Giovanni avevamo un tavolo aperto con la proprietà e le nostre richieste non erano limitate all’aumento salariale – dice Alberto Zucconi, funzionario Filcams e segretario Nidil Cgil Piacenza -. Abbiamo chiesto forme di welfare, come buoni spesa o buoni benzina, l’aumento del ticket per il pasto da 7 a 8 euro. E poi, maggiore attenzione ai problemi di salute e sicurezza e uno stop al continuo ricorso a contestazioni disciplinari per motivi futili e pretestuosi che si registra qui”.
Insomma, i lavoratori non chiedono la luna, ma un trattamento equo e uno stipendio che garantisca una vita dignitosa a loro e alle loro famiglie. È chiedere troppo?