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Nel magazzino Amazon di Cividate, in provincia di Bergamo, i lavoratori sono controllati con le telecamere e tramite login con una pratica contraria alle prescrizioni dell’Ispettorato del lavoro. A denunciare la violazione la Filt Cgil bergamasca, che in un comunicato dettaglia quanto accade.
Il sindacato spiega che esiste una vera e propria classifica dei lavoratori, di quelli più rapidi nel maneggiare i pacchi e di quelli meno pronti e solleciti, prova che ciascuno viene monitorato individualmente. “Per ora prima posizione X, seconda posizione Y, terza posizione Z, quarta… tutti gli altri in coda ma siete abbastanza vicini, diamoci dentro andiamo al massimo”: è uno dei messaggi che compaiono ogni giorno sui terminali in uso dai lavoratori del magazzino Amazon Cividate e che sono entrati in possesso della Filt.
“Nel sito di Cividate – scrive il sindacato - sono attive 46 telecamere esterne e 437 telecamere interne. In uno scatto ottenuto dalla Filt dall’interno del magazzino in cui si vede la sala monitor, si osserva chiaramente come una delle telecamere interne sia puntata direttamente su due lavoratori all’opera.
Eppure, a seguito della richiesta di un’altra autorizzazione presentata da Amazon nel 2021, quella per l’installazione di un impianto di videosorveglianza, l’Ispettorato del lavoro specificava: “L’impianto, che registrerà solo le immagini indispensabili, sarà costituito di telecamere orientate verso le aree maggiormente esposte ai rischi di furto e danneggiamento (limitando l’angolo delle riprese ed evitando, quando non indispensabili, immagini dettagliate). L’eventuale ripresa dei lavoratori avverrà esclusivamente in via incidentale e con criteri di occasionalità”.
Pierluigi Costelli, della segreteria della Filt di Bergamo, ha dichiarato oggi in conferenza stampa: “Abbiamo prove documentali che attestano il monitoraggio dei singoli lavoratori attraverso il meccanismo del login in ogni postazione di lavoro e attraverso le immagini delle telecamere visionate in tempo reale, con un controllo sulla base del quale vengono poi messe in atto continue pressioni ma anche vere e proprie ritorsioni sui dipendenti. Le più classiche, ad esempio, sono l’assegnazione di mansioni più faticose o la mancata autorizzazione delle ferie richieste. Eppure l’accesso alle registrazioni dei filmati dovrebbe avvenire solo dietro comunicazione ai lavoratori, comunicazione mai avvenuta, malgrado si abbia la certezza che la visione delle immagini avviene quotidianamente, e per giunta in diretta, modalità che non dovrebbe nemmeno essere contemplata”.
Per il sindacato si tratta di violazioni di una portata tale da non poter essere ulteriormente tollerate. “Chiediamo – ha proseguito Costelli - che venga impedito anche solo potenzialmente il monitoraggio dei dipendenti e che ai lavoratori sia permesso di accedere alle postazioni senza l’utilizzo di alcuna login. Per quanto riguarda l’utilizzo delle immagini del sistema di videosorveglianza, chiediamo che vengano istituite delle commissioni come accade in tutte le aziende che rispettano la normativa in materia, commissioni delle quali facciano parte le rsa”.
La Filt ha inoltre diffidato per iscritto l’azienda dal continuare a mettere in atto tali comportamenti illeciti e ha proclamato, a partire dal 14 luglio, uno stato di agitazione, che prevede il blocco del lavoro straordinario, che l’azienda aveva per altro imposto come obbligatorio per questo periodo.
Ulteriore motivo di protesta consiste nelle irregolarità nelle operazioni di controllo in uscita a fine turno con scanner attraverso i quali devono transitare i lavoratori con i loro effetti personali. “Il tempo per espletare queste operazioni è spesso di circa 10 minuti, a causa delle code che si creano – spiega sempre Costelli -. Si tratta di tempo non retribuito, sottratto quotidianamente alle persone”.
“Per eseguire questo tipo di controllo l’azienda non sembra avere alcuna autorizzazione, né tantomeno essere ricorsa a un accordo sindacale. Al riguardo, abbiamo presentato una richiesta di spiegazione lo scorso 22 maggio, ma non abbiamo mai avuto alcuna risposta. I controlli in uscita dunque non sono autorizzati, sono illeciti – conclude il sindacalista - , e per questo invitiamo i lavoratori a non sottoporvisi, fino a quando la procedura non sarà regolarizzata tramite accordo”.