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La Guardia di finanza di Milano ha sequestrato circa 121 milioni di euro per frode fiscale a carico della filiale italiana di Amazon a seguito di un’indagine che vede al centro un presunto sistema con il quale grandi aziende si garantiscono tariffe altamente competitive sul mercato appaltando per i loro servizi di logistica la manodopera a cooperative, consorzi e società filtro in modo irregolare, con annesso sfruttamento del lavoro. Quello che è stato definito anche “caporalato digitale”.
Le segreterie nazionali Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, chiedono che “sia fatta, rapidamente, massima chiarezza”. In un comunicato i sindacati sostengono la necessità che vengano tutelati, in primo luogo, i lavoratori e le lavoratrici del delivery, sia sul versante occupazionale che su quello dei diritti e dei trattamenti. “A partire dal 2022 – aggiungono – il sindacato confederale ha ricercato interlocuzioni e intese per dare tutele e certezze al personale della distribuzione”.
Filt, Fit e Uilt richiederanno “un incontro con massima urgenza ad Amazon Italia Transport e ad Assoespressi, associazione che raccoglie circa 100 imprese distributrici, per mettere in campo ogni utile intervento sul versante sindacale atto a garantire la continuità occupazionale”.
La Procura di Milano ha disposto il sequestro dopo avere scoperto un “meccanismo fraudolento” “tuttora in atto che implica, attraverso un software-algoritmo creato e usato da Amazon, il controllo nelle consegne dei corrieri formalmente dipendenti di cooperative. Questo, afferma la Procura, implica "rilevantissime perdite per l'erario e situazioni di sfruttamento lavorativo". Un presunto "sistema" di "somministrazione illecita di manodopera" che, anche per le tariffe che ha potuto praticare sul mercato, sarebbe andato "a tutto vantaggio di Amazon Italia Transport srl".