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Sono passati ormai due mesi da quando è scattato il tutti a casa, e a casa senza occupazione sono rimasti migliaia e migliaia di lavoratori e lavoratrici del turismo, del commercio, e dei servizi. Sono già oltre 180 mila le richieste di ammortizzatori sociali, i numeri sono in crescita e in crescita saranno anche le settimane cassa visto che non tutti e tutte avranno immediatamente una occupazione cui tornare. Gli addetti di questi settori spesso hanno salari e stipendi non elevati e due mesi senza reddito sono davvero tanti, troppi. E a questo si aggiunge l’incertezza sul futuro.
“Le persone hanno bisogno di sicurezza di reddito per affrontare i prossimi mesi” è l’allarme lanciato dalla segretaria generale della Filcams Cgil nazionale, Maria Grazia Gabrielli; “l’Inps ancora non ha iniziato a liquidare l’assegno ordinario e i trattamenti di integrazione salariale ai lavoratori e, nonostante gli sforzi messi in campo, la convenzione con le banche per le anticipazioni non riesce ancora a funzionare: la mancanza di sostentamenti economici sta mettendo sempre più in difficoltà le famiglie. La piena ripresa delle attività è ancora lontana, e il rischio è quello di far scivolare le persone in uno stato di difficoltà materiale e psicologica”.
E le preoccupazioni della leader sindacale non si fermano qui. Sin da quando il decreto Cura Italia è stato varato, infatti, aveva denunciato l’assenza di provvedimenti a tutela di molti lavoratori e lavoratrici, che svolgono attività rilevanti ma quasi sempre poco considerati e poco retribuiti, dalle colf e badanti, ai lavoratori stagionali del turismo, fino alle addette delle mense scolastiche. Tutto il lavoro domestico è rimasto escluse dagli ammortizzatori sociali, per la gran parte a svolgerlo sono donne migranti, una sorta di doppia discriminazione, nei confronti delle lavoratrici rimaste senza reddito, nei confronti delle famiglie che per varie ragioni hanno dovuto rinunciare all’aiuto della propria collaboratrice si sentono gravate della responsabilità di averla lasciata senza lavoro.
È indispensabile che il “Decreto Aprile” atteso per i primi di maggio traduca l’impegno di salvaguardare i rapporti di lavoro ed evitare i licenziamenti. “Sarebbe una discriminazione inaccettabile per chi si occupa nelle nostre famiglie del lavoro di cura e assistenza”, prosegue Gabrielli specificando che per qualcuno il venir meno del rapporto di lavoro è significato anche perdere l’alloggio, in un momento di restrizione di mobilità che ha impedito il rientro nei paesi di origine. Inoltre, sono quasi 2 milioni i lavoratori irregolari nel settore domestico e circa 150mila i lavoratori senza permesso di soggiorno a cui riteniamo sia necessario consegnare regolarizzazione”.
Esiste poi un’altra urgenza che deve essere affrontata del “Decreto di Aprile”: la proroga degli Ammortizzatori sociali previsti dal Cura Italia, soprattutto per i lavoratori delle mense scolastiche e del turismo, con alberghi, bar, ristoranti, per la maggior parte fermi dal 23 febbraio scorso che hanno già usufruito delle 9 settimane previste dal Decreto. Per questo è indispensabile dare continuità occupazionale e di reddito con la proroga del sostegno previsto dal Fis e dalla cassa in deroga. Ma lo ricordavamo, sono davvero tante le richieste che la Filcams rivolge al governo e che devono trovare risposta nel prossimo provvedimento, per ciascuna richiesta del sindacato ci sono lavoratori e lavoratrici in grande difficoltà. Quelli occupati a part time verticale ciclico per i quali occorre prevedere, come già posto al ministero del Lavoro, anche una copertura per i periodi di sospensione dal lavoro, in modo particolare per le lavoratrici delle mense scolastiche durante i mesi estivi, visto che la chiusura anticipata delle scuole le ha già private di un reddito pieno.
I negozi sono chiusi, cosa succederà con l’avvio della Fase due? E se gradualmente dal 4 maggio riprenderanno alcune attività certo quelle del turismo saranno davvero le ultime a ripartire, certo l’indennità Una Tantum è del tutto insufficiente, occorre – quindi – prevedere una forma di ammortizzatore a copertura di una stagione turistica che non consentirà le stesse opportunità di lavoro e dove le giornate lavorate potrebbero essere inferiori e non sufficienti per avere accesso poi alla Naspi. Va inoltre ricordato, sottolineano alla Filcams, che tra gli esclusi del Decreto Cura Italia rimasti senza sostegno ci sono anche i lavoratori di diverse cooperative di marinai di salvataggio, e chi opera con contratti a termine dei parchi di divertimento insieme a tutti quei lavoratori che prestano stesse attività e medesime mansioni dei lavoratori stagionali presso servizi terziarizzati, esternalizzati o in appalto. Insomma in queste ore dense di attività per la stesure del “decreto di Aprile” è opportuno davvero che il governo tenga conto delle richieste sindacali, il confronto e l’ascolto sono utili sempre, tanto più in fase complicate come quella che stiamo vivendo.