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In Sardegna è "imminente" la chiusura di 20 filiali operative del Banco di Sardegna, che si aggiunge a decisioni analoghe assunte da altri istituti di credito nell'isola. A dirlo sono le segreterie regionali di Fisac Cgil, Fabi, First Cisl, Uilca-Uil e Unisin, dopo una comunicazione ufficiale del gruppo Bper: "Siamo disposti ad avviare subito una stagione vertenziale sul credito in Sardegna, arrivando anche alla mobilitazione generale dei lavoratori, degli enti locali e di tutti quelli che hanno interesse a mantenere salda la presenza del credito in un territorio da cui fuggono tutti, depauperandolo e privandolo di qualsiasi punto di servizio al cittadino".
La chiusura delle 20 filiali di Bper, secondo i sindacati, è "l'ennesima mazzata sferrata al nostro territorio regionale, già sofferente e penalizzato dalle precedenti decine e decine di chiusure; un vero e proprio attacco diretto alle nostre comunità locali, piccole e grandi, che pure hanno contribuito alla crescita e al rafforzamento del Banco di Sardegna. Lo stesso sta accadendo con le altre aziende creditizie, piccole e grandi".
I sindacati rilevano che "Unicredit ha ridotto l'organico all'osso al punto da avere una evidente difficoltà a sostenere la costante apertura delle agenzie, Intesa-Sanpaolo ha chiuso molte sedi isolane e anch'essa fatica a reggere il passo con la costante e voluta riduzione del personale. Bnl è sotto il torchio di un'enorme ristrutturazione che ridurrà in Sardegna sedi e numero dei dipendenti, per giunta con la vendita ad altre aziende di parte dei lavoratori. Monte dei Paschi di Siena, infine, ormai tiene aperte solo alcune sedi, perlopiù nei capoluoghi di provincia".
Fisac Cgil, Fabi, First Cisl, Uilca-Uil e Unisin rimarcano che "le agenzie sono tutte in attivo e i bilanci delle banche sono un inno all'opulenza. L'unica cosa che pare muovere le lancette degli orologi decisionali continua a essere il mero profitto e la capacità di creare dividendi per gli azionisti. In Sardegna si fa una buona raccolta del risparmio di genti abituate a conservare in vista di tempi duri, ma poi si fa fatica a investire in questa stessa terra. Si preferiscono le rotte delle grandi regioni del nord".
In conclusione, i sindacati del credito si appellano alla politica, locale e regionale "per aprire subito un tavolo di discussione e analisi approfondita della situazione, allo scopo di porre immediatamente un argine contro una deriva che rischia di trascinare la nostra isola in basso nella classifica della fruibilità dei servizi finanziari".