La terribile sorte di Satnam Singh, il bracciante indiano lasciato a morire davanti casa sua con un braccio tranciato, ha destato sdegno e ha finalmente riacceso l’attenzione su un fenomeno, quello del caporalato e dello sfruttamento dei lavoratori migranti, che da decenni stritola l’agricoltura e la zootecnia dell’Agro pontino. Durante la manifestazione di sabato 22 giugno a Latina è esplosa la rabbia di lavoratori Sikh e sindacati, ma non quella della cittadinanza, che era assente.
La macabra storia Satnam, infatti, non è che l'ultimo caso di una lunga scia di sangue, spesso sconosciuta ai più. Si sospetta che i morti siano almeno 15 ogni anno. A rendere possibile tutto questo, c’è il caporalato, l’intermediazione illecita, sfruttata da proprietari di aziende pronti a tutto pur di pagare meno i braccianti ed essere più competitivi sul mercato.
In provincia di Latina vivono circa 30mila immigrati, in gran parte indiani. Gli sfruttati sarebbero tra i 5 e gli 8mila. E sono in costante aumento le ore di lavoro, anche 14 al giorno, anche di notte per essere presto sui mercati. Mentre scendono le paghe, a volte fino a 3 euro l'ora, meno di un terzo di quanto prevede il contratto collettivo.