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È un cambio di appalto importante quello in corso all’aeroporto di Orio al Serio: il 5 febbraio è scaduto il termine per presentare le offerte di gestione dei servizi di vigilanza, tra screening di passeggeri e bagagli, gestione dei varchi di accesso del personale e dei mezzi in entrata, verifica dei bagagli da stiva, controllo degli ambienti all’esterno e all’interno dello scalo. L’apertura delle offerte è iniziata il 7 febbraio, ma il passaggio avverrà solo dall’11 settembre prossimo.
A oggi l’appalto unico è in carico alle due società Italpol, che impiega circa 150 addetti, e Sicuritalia, quasi 80, riunite in una ATI, un’associazione temporanea di impresa.
Cambio appalto momento delicato
“È un momento delicato quello del cambio di appalto, perché critiche sono diventate le condizioni di lavoro in cui gli addetti alla vigilanza dello scalo si trovano ad operare”, ha dichiarato Cristina Guerinoni, segretaria della Filcams Cgil di Bergamo e della Camera del Lavoro provinciale.
Turni lunghissimi e compensi bassi
“In un aeroporto da poco meno di 16 milioni di passeggeri in transito all’anno (così è stato nel 2023), con un fatturato totale di 200 milioni per la società che lo gestisce, cioè Sacbo, sembrano davvero incredibili le criticità che delegati e lavoratori ci segnalano: innanzitutto per turni e orari. Abbiamo nostri iscritti che ci riferiscono di turni di oltre 11 ore di media al giorno, cioè ben più di 60 ore settimanali, per croniche carenze di personale. Il mese scorso abbiamo, infatti, visto buste paga da 270 ore. Si tratta di turni richiesti a fronte di compensi bassi: per chi è neoassunto, 6,4 euro lordi orari. Un nostro delegato che in media lavora 10 ore e 15 minuti al giorno guadagna uno stipendio netto di 1.650 euro. C’è chi comincia la propria giornata lavorativa alle 11 del mattino e la finisce alle 21, senza pausa pranzo garantita, ma solo un’interruzione di 15 minuti. I turni sono eccessivamente lunghi e l’attenzione, tra l’altro, rischia di calare”.
Manca sempre personale
La lista di problemi, in un comparto così importante come quello della sicurezza dei cittadini, è lunga: “L’organico è perennemente carente, il turn over dei lavoratori è infinito con la conseguenza di avere sempre personale con limitata esperienza. Nel 2022, nell’ATI, cioè fra Italpol e Sicuritalia, si è contata una trentina di dimissioni sui circa 230 dipendenti totali, più di uno su dieci in organico. Manca sempre personale, perciò a chi resta si chiede sempre una flessibilità che va oltremisura”.
Scarso riconoscimento della professionalità
Scarso è poi, secondo la Filcams Cgil, il riconoscimento delle professionalità: “In particolare non si riconosce economicamente tutta la formazione obbligatoria che prevede 7 mesi di corsi e un esame interministeriale, per l’ottenimento della certificazione necessaria per lavorare negli aeroporti. Per un addetto alla vigilanza in uno scalo a cui si chiede per 11 ore al giorno di garantire la sicurezza dei passeggeri sui velivoli andrebbero individuate apposite ‘indennità aeroportuali’. Il punto è che il solo Contratto nazionale applicato non è più adatto al lavoro e ai ritmi da sostenere in aeroporto, almeno non in quello bergamasco. Pertanto l'auspicio sul territorio è che questa lacuna del Contratto collettivo nazionale di lavoro venga colmata dalla contrattazione integrativa provinciale che necessita una profonda rivisitazione. Per provare a compierla, già a fine febbraio partirà un tavolo di confronto con le parti datoriali”, conclude Guerinoni.