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Ad Abbadia San Salvatore (SI), Cgil e Filctem delle province di Siena e Grosseto hanno tenuto ieri, martedì 22 ottobre, un’iniziativa pubblica dal titolo “Sulla pelle dei lavoratori”. Il summit per fare il punto sulla grave crisi del comparto del cuoio e della pelletteria che sta assediando decine di aziende nelle quali lavorano ben oltre duemila addetti dei due versanti del monte Amiata.
"Ci troviamo davanti a una crisi congiunturale - ha spiegato Luisella Brivio, segretaria Filctem Cgil Siena – che sul piano strategico reclama la creazione di un distretto industriale che sappia aggregare e rilanciare le attività, promuovendo anche la nascita di imprese complementari a quelle di pelletteria. Questo impegno permetterebbe di incentivare sul mercato la nascita di prodotti originali in grado di integrarsi con la produzione tessile di qualità. Non sarà cosa facile - ha sottolineato Brivio - negli Anni ottanta, dopo la chiusura delle miniere, questo territorio si è reinventato puntando sulla pelletteria. Ora dobbiamo puntare sulla ripresa del comparto puntando su un’organizzazione flessibile del distretto".
Fabrizio Dazzi, segretario Filctem Cgil Grosseto, si è detto "preoccupato per i cedimenti di un modello produttivo che va salvaguardato perché in grado di generare ricchezza distribuita. In provincia di Grosseto - ha proseguito - non abbiamo i numeri del Senese. Fra Castel del Piano, Arcidosso, Santa Fiora e Cinigiano abbiamo poco più di 150 addetti ma se il comparto si riprendesse ci sarebbe la possibilità di incrementare questi numeri contribuendo a diversificare l’economia sul versante grossetano, integrando le vocazioni turistiche, agricole e manifatturiere già presenti. In questa fase è determinante garantire la continuità produttiva per non disperdere professionalità che poi è difficile ricostituire nel caso in cui i lavoratori cambino settore produttivo. Gli ammortizzatori sociali sono uno strumento, ma bisogna ragionare su come aggredire la crisi senza aspettare che si manifestino le conseguenze»
Il sindaco di Abbadia San Salvatore, Niccolò Volpini, ha invece chiarito come questa discussione debba interessare tutti, non pensando il problema riguardi un singolo paese o area, né un’associazione di categoria o un singolo sindacato. "Ci possono essere priorità diverse - ha ricordato Volpini - ma l’obiettivo deve essere lo stesso: salvaguardare un settore che rappresenta l'intero territorio. Alla chiusura delle miniere tutte le voci si unirono in una sola rendendo quel passaggio meno doloroso. Oggi - ha concluso - che si chiami parco o distretto industriale, dovrà essere su misura per le nostre esigenze".
Stefano Casini Benvenuti, da economista, ha evidenziato come si debba riflettere sulle dinamiche del pil italiano, che a causa di una produttività bloccata dagli anni novanta è stato il peggiore dell’Unione Europea, aggravato dalle crisi globali che si sono succedute e delle ricadute a livello locale. Un fenomeno preoccupante che ha contribuito a bloccare competitività e salari. "Negli ultimi anni - ha sottolineato il ricercatore - la crescita dell’occupazione è stata enfatizzata, considerando tra gli occupati anche i numerosi addetti in cassa di integrazione. Dato a sua volta in crescita. Poi è arrivato il calo della domanda di beni di lusso della pelletteria da parte della Cina, con la possibilità che in futuro, con la frenata dell’economia globale, si aggiungano altri problemi. Bisogna ragionare - ha aggiunto l'economista - anche sul fatto che se le esportazioni rischiano di non essere più trainanti. Dobbiamo chiederci come alimentare un pezzo della filiera con le richieste del mercato interno, tenendo conto a monte che dobbiamo risolvere il problema della qualità del lavoro e dell’approvvigionamento energetico".
L’assessore regionale alle attività produttive, Leonardo Marras, ricordando come la Regione abbia aperto un tavolo di confronto e quanto le risorse stanziate dal governo siano risultate del tutto insufficienti, ha rimarcato come la crisi possa travolgere la Toscana, dove si produce una borsa ogni due tra quelle vendute sui mercati mondiali. "Non siamo di fronte solo a una crisi della domanda - ha concluso Marras - c’è chi pensa la ripresa possa arrivare tra il 2025 e il 2026, ma bisogna attrezzarsi per superare questa lunga traversata nel deserto con ammortizzatori sociali adeguati. Tamponare l’emergenza e affrontare gli elementi strutturali della crisi, compresa anche la carenza di liquidità delle imprese più grandi, è la precondizione per affrontare un complesso processo di ristrutturazione industriale per arrivare a organizzare un moderno ed efficiente di stretto industriale anche nell’area amiatina con caratteristiche distintive rispetto a altre realtà già esistenti".