L’ultima fumata nera è di venerdì 27 settembre. Nell’incontro con i sindacati, la Aquileia capital service (Acs) ha confermato il fortissimo ridimensionamento della sede principale di Tavagnacco (Udine) e la chiusura degli uffici di Roma e Milano, per complessivi 66 esuberi (su 76 in organico). La dismissione è prevista per la fine dell’anno, in gennaio i dipendenti non avranno più un lavoro.

Appena otto mesi dopo (era il dicembre 2023) i 50 licenziamenti realizzati sempre nella sede friulana, la società di gestione dei crediti deteriorati, controllata dal 2020 dal fondo statunitense Bain capital, ha aperto l’8 agosto scorso una nuova procedura di riorganizzazione.

Per i lavoratori si tratta dell'ultima tappa di un calvario cominciato nel 2012, con il crac della banca austriaca Hypo. Il fondo di private equity Bain capital aveva poi creato la Aquileia capital service, appunto per amministrare quanto lasciato dalla Hypo bank.

Gli esuberi riguardano 43 operatori (su 53) nella sede di Tavagnacco e 23 (ossia tutti i dipendenti) delle sedi romana e milanese. L’avvio formale della procedura di licenziamento collettivo è di lunedì 30 settembre, mentre per la prima metà di ottobre è stato fissato l’incontro tra management e organizzazioni dei lavoratori.

Il commento dei sindacati

“La società ha manifestato una piena indisponibilità a valutare ogni altra soluzione”, spiegano i segretari provinciali Fisac Cgil (Andrea Rigonat), Fabi (Guido Fasano) e First Cisl (Gennaro Manco) di Udine: “Gli esuberi deriverebbero da un’irrevocabile decisione del principale cliente, nonché socio proprietario, di affidare i contratti di special servicing ad altro soggetto diverso da Aquileia capital services e al conseguente riposizionamento dell'attività aziendale sul solo master servicing”.

I dirigenti sindacali riferiscono che “dieci lavoratori di Tavagnacco saranno utilizzati per portare a termine tutte le pratiche di tipo burocratico. L'assurdità è che il lavoro non manca”. Rigonat, Fasano e Manco esprimono “un profondo rammarico per l'indisponibilità aziendale e del socio nel ricercare soluzioni volte a evitare un numero di esuberi così grande”.

I segretari provinciali di Fisac, Fabi e First così concludono: “Continueremo a garantire il massimo impegno in tutte le sedi competenti, anche al ministero. Chiederemo di ridurre il numero dei licenziamenti e, se otterremo una risposta negativa, faremo in modo di trovare le misure di sostegno economico”.