A luglio 2023 Uber Eats ha chiuso i battenti in Italia, mandando tutti a casa senza troppi complimenti. Se per i dipendenti il contratto prevedeva diritti e tutele, con il licenziamento i rider sono rimasti letteralmente a piedi, senza diritti e senza tutele appunto.

I sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil dei settori terziario, logistica e lavoro autonomo si sono messi di traverso e hanno chiesto che anche per i ciclofattorini ci fosse un qualche paracadute.

E dopo un lungo negoziato al ministero del Lavoro hanno raggiunto un accordo di portata storica per i rider, una conquista che fino a pochi anni fa sembrava impensabile: da un lato un risarcimento ai lavoratori, dall’altro misure volte a facilitare la loro ricollocazione nel mercato.

Nel dettaglio, un incentivo economico variabile tra 1.000 e 11.500 euro, determinato sulla base alla media delle consegne effettuate e dei ricavi mensili e un servizio di ricollocamento professionale, che offrirà formazione e assistenza nella ricerca di nuove opportunità. La piattaforma di food delivery fa sapere di avere stanziato “un importo pari a 3,8 milioni di euro”.

Tutto è nato dalla battaglia legale avviata nel 2020 su iniziativa di Nidil, Filt e Filcams Cgil e culminata nel decreto del tribunale di Milano del 28 settembre 2024, grazie al quale si è ottenuto l’annullamento dei licenziamenti e l’applicazione delle normative sulle delocalizzazioni e sui licenziamenti collettivi.

La platea dei beneficiari è ampia: sono i ciclofattorini che hanno effettuato almeno una consegna nei tre mesi precedenti alla comunicazione di cessazione dell’attività da parte della società e che abbiano svolto almeno 200 consegne nei sei mesi antecedenti. Per coloro che durante questo periodo hanno subito infortuni, malattie o eventi familiari rilevanti, il periodo di riferimento sarà esteso.

Veniamo ai numeri. Inizialmente i rider coinvolti erano 2.144. Dopo gli accordi individuali che sono stati raggiunti in questi mesi, la platea si è ridotta a 1.391 lavoratori, che operano per lo più nelle maggiori città. Il prossimo passo è l’invio entro una settimana di una comunicazione multilingue, predisposta con le organizzazioni sindacali, che informerà i ciclofattorini sui dettagli dell’accordo e sulle modalità di adesione tramite una piattaforma digitale.

“Dopo l’approvazione della direttiva Ue sui rider – affermano Nidil, Filt e Filcams Cgil in una nota –, che sancisce il miglioramento delle condizioni per i lavoratori delle piattaforme, ci aspettiamo che il governo convochi al più presto le parti sociali per il suo recepimento, affinché i diritti conquistati oggi non restino un’eccezione, ma diventino la regola per tutti i worker digitali”.