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“Quando si parla di licenziamenti non è mai un buon accordo, ma questa è stata l'unica possibilità”. Così i sindacati hanno commentato l’intesa (raggiunta martedì 18 luglio presso la Regione Lombardia e approvata dai lavoratori il giorno seguente) sulla chiusura di due reparti dello storico stabilimento Moreschi di Vigevano (Pavia), annunciati a inizio maggio.
Il brand della calzatura di lusso “made in Italy” aveva manifestato l'intenzione di cessare l'attività dei reparti di orlatura e pelletteria, a causa del calo degli ordinativi e dei costi troppo altri rispetto alla concorrenza, con il contestuale licenziamento collettivo di 35 lavoratori (su complessivi 140 dipendenti). Con l’accordo gli esuberi sono scesi a 28, mentre per i restanti sette addetti è stata già trovata una ricollocazione interna.
I contenuti dell’accordo
“Quest’intesa – dichiarano Cgil, Cisl e Uil territoriali – è servita anzitutto per garantire il pagamento delle spettanze non ancora retribuite, come i fondi integrativi trattenuti a partire dal gennaio 2022. Gli esuberi sono scesi e sono stati definiti gli incentivi all'esodo e le rate dei vari Tfr”. I 28 licenziati ora accederanno alla Naspi, e alcuni di loro con i due anni dell’indennità di disoccupazione potranno raggiungere la pensione.
L’esodo incentivato sarà pari a 7.800 euro lordi (versato in due rate, a settembre e ottobre), le spettanze di fine rapporto saranno liquidate in un’unica soluzione (comprensiva dell’indennità di mancato preavviso), mentre il Tfr sarà versato in tre rate (settembre, novembre e dicembre). Entro il 15 agosto, inoltre, l’azienda salderà tutte le quote arretrate dei fondi previdenziali.
Un altro risultato, proseguono i sindacati, sta nel fatto “che sarà precisato che, qualora uno di questi pagamenti non fosse corrisposto nei tempi concordati, gli ex dipendenti potranno agire di conseguenza. Il clima in azienda era quello della rassegnazione, ma ora la certezza di ricevere tutti i soldi dovuti consentirà ai 28 lavoratori licenziati di respirare”.
La situazione dell’azienda
La crisi della Moreschi, fondata nel 1946 e passata nel gennaio 2022 nelle mani di Luca Scalfi, titolare del fondo d'investimento svizzero Hurleys Sa, era iniziata addirittura nel 2008. Tra la fine del 2017 e l'inizio dell'anno successivo il management era stato costretto a rinegoziare il proprio debito con diverse banche. La mossa, però, non aveva provocato l’auspicato rilancio, tanto che i dipendenti, che cinque anni fa erano 350, oggi sono scesi a 140.
L'azienda ha già usufruito per un anno della cassa integrazione, finalizzata alla formazione e alla ricollocazione, con esiti positivi per una quindicina di addetti, visto che in origine i tagli riguardavano una cinquantina di persone. Nel gennaio 2020 alla Moreschi erano partiti i contratti di solidarietà, mentre a metà dello scorso anno era stato raggiunto un accordo per la cassa integrazione di 46 lavoratori. La cig era stata poi prorogata nel gennaio di quest’anno, scaduta appunto a giugno.