“Abbiamo firmato un buon accordo, che è stato approvato da oltre l’88 per cento delle lavoratrici e dei lavoratori degli stabilimenti”. Questo il primo commento della segretaria nazionale Fiom Cgil Barbara Tibaldi all’intesa siglata nel tardo pomeriggio di lunedì 14 aprile al ministero delle Imprese sulla vertenza Beko.

“È grazie alla lotta delle lavoratrici e dei lavoratori che, ancora una volta, siamo riusciti a raggiungere un accordo che garantisce il lavoro e un settore strategico come l’elettrodomestico”, prosegue la dirigente sindacale: “Quest’accordo costituisce un precedente importante nelle modalità e nel merito”.

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L’accordo riduce gli esuberi, dichiarati dalla multinazionale turca del gruppo Arçelik, da 1.935 a 937, più i 287 del sito di Siena (per un totale di 1.224). Le lavoratrici e i lavoratori di Siena potranno accedere agli ammortizzatori sociali conservativi e alle uscite incentivate volontarie, secondo il criterio cosiddetto della non opposizione. evitando così i licenziamenti.

Rispetto al piano industriale originariamente presentato il 20 novembre scorso da Beko, è stata scongiurata la chiusura della fabbrica di Comunanza (Ascoli Piceno), mentre il sito di Cassinetta (Varese) continuerà l’attuale produzione di frigoriferi che doveva essere ridimensionata.

“Purtroppo non è stata evitata la cessazione della produzione dei congelatori a Siena”, prosegue Tibaldi, ma con l’accordo “si prevede un percorso che mira alla reindustrializzazione anche grazie all’impegno del governo ad acquisire lo stabilimento attraverso Invitalia, d’intesa con il Comune di Siena”.

Per quanto riguarda le funzioni di staff e di ricerca, le riduzioni di attività e di personale sono state limitate solo in parte. Gli investimenti da parte di Beko, infine, saranno di circa 300 milioni di euro per la durata dell’accordo che arriva al 31 dicembre 2027. In ogni caso saranno utilizzati in tutte le fabbriche e in tutti gli uffici contratti di solidarietà e percorsi di uscite incentivate su base volontaria (che potranno arrivare fino a 90 mila euro).

“L’azienda – conclude Tibaldi – ha conosciuto in questi sette mesi la determinazione e la forza delle lavoratrici e dei lavoratori, l’accordo è l’occasione per costruire un futuro industriale e occupazionale per gli stabilimenti italiani. Ora l’impegno del governo deve andare nella direzione di mettere in campo politiche industriali e investimenti per il rilancio del settore elettrodomestico e per l’occupazione”.