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Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil e Usb di Taranto indetto uno sciopero per venerdì 6 maggio nello stabilimento di Acciaierie d'Italia. Nella stessa giornata ci sarà anche il blocco della portineria C dell'impianto, la più grande della fabbrica. "La situazione è davvero critica per l'ex Ilva, non escludiamo un protrarsi della protesta", spiegano i sindacati. In Acciaierie d'Italia è intanto in corso dal 28 marzo scorso la cassa integrazione straordinaria, che durerà sino a marzo del prossimo anno. La cigs è stata chiesta per 3 mila dipendenti come numero massimo, attualmente riguarda una media di 2.200 unità. La trattativa al ministero del Lavoro sulla cassa straordinaria si è chiusa senza accordo tra le parti. I sindacati nei giorni scorsi hanno sollecitato un nuovo intervento del ministro del Lavoro Andrea Orlando.
"Abbiamo avviato un percorso che ci vedrà impegnati sul territorio in una serie d'iniziative e mobilitazioni per mettere la parola fine sulla vertenza e avere risposte concrete sulle questioni ambientale, occupazionale e industriale". Cosi Fiom, Fim, Uilm e Usb motivano lo sciopero di 24 ore: "Il tempo trascorre inesorabilmente tra annunci e slogan da parte della politica e del governo. Ci sono continui rinvii e incertezze, non ultimo il verbale di mancato accordo sulla cassa integrazione straordinaria che ha segnato negativamente il prosieguo di una trattativa molto complessa, soprattutto per l'assenza di chiarezza sulle prospettive future del gruppo".
Per le sigle metalmeccaniche "non è più pensabile che si discuta di transizione ecologica, di decarbonizzazione, d'impianti a idrogeno a lungo termine, senza affrontare nel merito le tante criticità che riguardano il presente della fabbrica e di come dovrebbe essere gestita tale fase, evitando che continuino a pagare sempre i lavoratori". Secondo i sindacati, "i continui omissis del governo, uniti alla prepotenza di ArcelorMittal, non favoriscono l'inclusione di un'intera comunità, ma sanciscono ulteriori fratture e divisioni che allontanano pericolosamente la possibilità di un accordo sociale indispensabile affinché si traguardi un piano di transizione ecologica e di salvaguardia occupazionale per tutti i lavoratori coinvolti dalla vertenza".
Le sigle metalmeccaniche dicono che lo sciopero del 6 maggio "ha l'intento di avviare un tavolo permanente presso il ministero dello Sviluppo economico che chiarisca definitivamente il futuro di migliaia di lavoratori". Il 6 maggio, concludono, sarà l'occasione "per tornare a essere protagonisti del cambiamento, perché non intendiamo rinunciare alla possibilità di costruire un futuro sostenibile anche dal punto di vista sociale".