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“Fare fronte comune e unire gli interessi collettivi di un territorio stanco di subire scelte calate dall'alto, costruendo una mobilitazione a Roma”. A dirlo è il segretario Fiom Cgil Taranto Francesco Brigati, in vista del Consiglio di fabbrica degli Rsu di Fiom Cgil, Uilm Uil e Usb di Acciaierie d’Italia previsto per mercoledì 28 dicembre.
“C’è un’incertezza non più sostenibile, soprattutto se dovesse confermarsi il mancato dissequestro degli impianti”, spiega Brigati: “Le prescrizioni previste dall'autorizzazione ambientale termineranno il 23 agosto 2023 e in assenza di un nuovo piano ambientale potrebbe non essere sufficiente per il dissequestro degli impianti dell'area a caldo dello stabilimento siderurgico”.
Per tali ragioni la Fiom Cgil “ritiene necessario un intervento pubblico che abbia un indirizzo chiaro per l'avvio di un processo di trasformazione della produzione di acciaio, anticipando i tempi con un nuovo piano ambientale che vada nella direzione di una giusta transizione ecologica, e l'applicazione delle linee guida della Valutazione d'impatto sanitario preventivo”.
Brigati rileva che “il compito del sindacato, in una vertenza complessa come l'ex Ilva, diventa determinante se riesce ad andare oltre i confini della fabbrica, provando a costruire un patto con la città e con i comuni della Provincia ionica, insieme alla Regione Puglia, con l'obiettivo di traguardare una transizione ecologica e sociale che possa porre fine a questa inutile e dannosa contrapposizione tra salute e lavoro”.
Il segretario Fiom tarantino così conclude: “IL Governo Meloni pare abbia ceduto ai ricatti di ArcelorMittal dotando la multinazionale di un prestito ponte necessario a sanare le difficoltà di liquidità finanziaria della società, rinviando di ulteriori 18 mesi il cambio della governance, attraverso l'intervento pubblico con l'ingresso di Invitalia nel capitale sociale di Acciaierie d'Italia al 60%”.