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“L'incontro non ha dato le risposte che le lavoratrici e i lavoratori gruppo Acciaierie d’Italia si aspettavano”. Questo il commento del segretario generale Fiom Cgil Michele De Palma al vertice che si è tenuto giovedì 19 gennaio a Roma, presso il ministero delle Imprese, alla presenza del titolare del dicastero Adolfo Urso.
“Le risposte che si aspettavano – ha precisato - sulla necessità di garantire l'indispensabile risalita produttiva, il rientro dei lavoratori dalla cassa integrazione, la sostenibilità degli impianti, che per noi sono obiettivi legati, da subito, al controllo e alla gestione del gruppo da parte dello Stato, possibilità del resto prevista dal decreto del governo sugli impianti d'interesse strategico nazionale”.
De Palma rileva, invece, di essersi “trovati di fronte al tentativo di spostare sul terreno di un accordo di programma relativo al solo territorio di Taranto, e al rischio quindi di disarticolare le prospettive del gruppo Acciaierie d’Italia, essendo i destini degli stabilimenti di Genova, Novi Ligure e di tutti gli altri siti strettamente connessi a quelli dello stabilimento jonico”.
Per la Fiom “non esiste la possibilità di separare i due piani del confronto e della discussione. Non può essere quindi condivisibile un percorso che sposta il baricentro degli investimenti sul territorio piuttosto che sul piano industriale, sugli impianti, sul rilancio e sulla riqualificazione in termini di sostenibilità ambientale delle produzioni”.
I metalmeccanici Cgil, dunque, assicurano che “sia durante il percorso di conversione in legge del decreto sia per avviare un confronto serrato su piano industriale e investimenti”, daranno vita a “iniziative di mobilitazione, compresa la possibilità di proclamare pacchetti di ore di sciopero”, che saranno decise nei prossimi giorni “con le nostre strutture e con le altre organizzazioni sindacali. Infine, valuteremo anche iniziative di natura legale con riferimento all'accordo del 2018”.