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Si è tenuto il 13 giugno a Roma, presso il ministero del Lavoro, l'incontro richiesto da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil sulla richiesta di Acciaierie d'Italia relativa a un’ulteriore cassa integrazione straordinaria in deroga che coinvolgerebbe 2.500 lavoratori dello stabilimento di Taranto.
“Assieme alle altre sigle sindacali – spiegano Roberto D'Andrea (coordinatore nazionale siderurgia Fiom Cgil) e Francesco Brigati (segretario generale Fiom Cgil Taranto) – abbiamo manifestato fortissime perplessità, denunciando che, nonostante la ripartenza di Afo2 e nonostante le recenti dichiarazioni dell'azienda circa i 60 milioni di nuovi ordini, si sia riscontrato un aumento ingiustificato del ricorso alla cassa integrazione e una gestione aziendale degli ammortizzatori unilaterale e fuori controllo, anche in presenza di un accordo ministeriale”.
La Fiom ha chiesto al ministero di “vigilare sull'utilizzo delle risorse pubbliche e sul pieno rispetto delle leggi e del ccnl vista la violazione contrattuale di cui Acciaierie D'Italia è responsabile relativamente alla mancata erogazione, entro i termini previsti del 1° giugno, del welfare come previsto dal contratto nazionale di lavoro”.
D’Andrea e Brigati, inoltre, rilevano che “l'assenza di chiarezza da parte dell’attuale management in merito agli assetti produttivi e alla destinazione dei prodotti semi lavorati che derivano dagli aumenti produttivi generano una situazione sempre più allarmante, visto che, di fatto, vi è un utilizzo anomalo della cassa anche negli stabilimenti del Nord”.
I due dirigenti sindacali così concludono: “Tale situazione fa pensare a una gestione che consegna i profitti al socio privato e scarica sulle risorse pubbliche e sulle condizioni salariali dei lavoratori le perdite. Tutto ciò è inaccettabile. Pertanto, è necessario che il governo si assuma tutta la responsabilità, assicurando una governance seria e affidabile per gli stabilimenti siderurgici strategici per il nostro Paese”.