Sono 600 gli esuberi annunciati dalla Abramo (Crotone), azienda che opera nel settore dei call center. "L'azienda ci ha fatto sapere di aver ricevuto comunicazione di ulteriori tagli di volumi inerente al committente Tim", spiegano Slc Cgil, Fistel Cisl e Ulicom Uil della Calabria: "Al taglio di oltre il 20 per cento dei volumi già affrontato tra fine 2018 e inizio 2019, che ha avuto la conseguenza di non vedere rinnovati centinaia di contratti a termine, oltre all'apertura di un fondo integrativo salariale su Crotone per riqualificare 83 lavoratori a tempo indeterminato presso altre attività, si aggiungerebbe questo ulteriore taglio che andrebbe a intaccare pesantemente l'occupazione di una delle più grandi realtà lavorative della Calabria".
Secondo i numeri forniti dall'azienda, spiegano i sindacati, l'ulteriore taglio di volumi "preannunciato da Tim comporterebbe per l'azienda Abramo un calo complessivo del fatturato di circa 20 milioni di euro e un esubero di circa 600 unità sull'attuale personale in organico. Numeri spaventosi, che preoccupano maggiormente se si tiene conto che a oggi il personale a tempo determinato in azienda, già pesantemente colpito dai precedenti tagli, ha numeri bassi e fortemente residuali". I sindacati hanno subito chiesto un incontro urgente all'azienda Abramo e l'intervento delle massime autorità istituzionali "per scongiurare questo ulteriore dramma occupazionale per la nostra terra. La Calabria piange ancora centinaia di lavoratori precari, che non hanno visto rinnovarsi il proprio contratto: in particolare Crotone, che con oltre 400 contratti scaduti e non rinnovati, ha subìto un pesante contraccolpo all'occupazione e all'economia reale della città. Oggi, innanzi a questo ulteriore decremento delle attività, la crisi occupazionale assume toni ancor più esasperati estendendosi a tutti i siti produttivi calabresi della Abramo ove vengono lavorate attività in appalto di Tim, andando a colpire anche i lavoratori di Catanzaro, Lamezia e Cosenza".
I sindacati annunciano lo stato d'agitazione e chiedono alle rispettive segreterie nazionali "di intervenire urgentemente su Tim per richiamare la più grande azienda italiana del mondo delle telecomunicazioni a una gestione responsabile degli appalti". La Calabria, concludono le federazioni di categoria, ha pagato "un caro prezzo nei mesi scorsi, perdendo sull'intero territorio regionale complessivamente 900 lavoratori nel settore call center che lavoravano per attività dirette di Tim. L'ulteriore taglio annunciato ora andrà ad abbattersi sui lavoratori a tempo indeterminato operanti nell'azienda Abramo, e per la nostra regione questo ulteriore prezzo da pagare potrebbe assumere i contorni di un vero e proprio dramma".