Dopo il rinvio di martedì 24, arriva finalmente la giornata decisiva per la cassa integrazione in ArcelorMittal. Si tiene infatti oggi (giovedì 26 settembre) a Taranto (alle ore 10) il confronto tra azienda e sindacati sulla proroga della cig per 1.395 addetti (1.011 operai, 106 intermedi e 278 impiegati e quadri, pari al 17 per cento dell’intero personale) per 13 settimane, a partire da lunedì 30 settembre, chiesta dalla multinazionale indiana per crisi congiunturale del mercato dell’acciaio. L'azienda, nella sua comunicazione ufficiale, ha motivato la decisione con "il permanere delle criticità di mercato e dell'insufficienza della domanda. e questo nonostante le iniziative industriali e le strategie di marketing poste in campo in costanza di intervento dell’ammortizzatore e funzionali all'acquisizione di ulteriori quote di mercato”. 

“Ci sono margini perché la trattativa possa svilupparsi positivamente, l’azienda qualche apertura l'ha fatta”, commenta il segretario generale della Fiom Cgil Taranto Francesco Brigati. L’esponente sindacale si riferisce soprattutto alla possibilità che la proprietà, contrariamente alla prima tornata di cassa integrazione (quando si consumò una clamorosa rottura tra multinazionale e sindacati), attualmente in corso sempre per 1.395 lavoratori (iniziata il 2 luglio scorso, scade sabato 28 settembre), riduca i numeri complessivi dell'ammortizzatore sociale. Più distanti, invece, sono al momento le posizioni tra sindacati e ArcelorMittal relativamente alla richiesta fatta da Fiom, Fim e Uilm “di integrare con misure ad hoc il reddito dei lavoratori in cassa integrazione, che è pesantemente decurtato”.

Per il segretario generale della Fiom Cgil di Taranto Francesco Brigati “anche qui bisogna trovare delle soluzioni. Noi abbiamo proposto la rotazione del personale in cassa integrazione anche perché ci sono impianti soggetti a fermata”. I sindacati, infine, hanno anche chiesto il rientro dalla cassa integrazione del personale di manutenzione, considerato che c’è da avviare un piano di lavori in diversi impianti della fabbrica che la task force congiunta ha individuato e definito nel luglio scorso.

Qualche segnale positivo arriva anche dalla vertenza che riguarda l’indotto del siderurgico. Ricordiamo brevemente i termini della questione: le ditte esterne lamentano che il rinnovo dei contratti d’appalto da parte dell’ex Ilva per l'erogazione di lavori e servizi sconta notevoli riduzioni di prezzo (fino al 40 per cento), e ci sono aziende che, scaduto il contratto, sono uscite dalla fabbrica. È il caso di Castiglia, che si occupa delle pulizie industriali degli impianti, cui dal 1° ottobre subentreranno cinque nuove società, che ha licenziato i 201 addetti che però non sono stati ancora ricollocati nelle imprese subentranti. E i sindacati protestano perché queste nuove ditte (tra cui la Alliance Green Service, dove ArcelorMittal è in joint venture) “vogliono assumere il personale attualmente impiegato a condizioni capestro per i lavoratori stessi, sotto il ricatto occupazionale, effettuando una classica operazione di dumping”.

Una prima buona notizia è arrivata martedì 24, con l’accordo firmato nella sede tarantina di Arpal (Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro) Puglia. L’azienda Pellegrini, attiva nelle pulizie civili del siderurgico, dal 1° ottobre assumerà a tempo indeterminato i 211 lavoratori sinora in carico alle aziende Chemipul e Sodexo, che lasciano l'appalto a fine mese per la conclusione del contratto con ArcelorMittal. Pellegrini, inoltre, riconosce “diritto di precedenza della durata di quattro mesi a tutti i lavoratori impiegati con contratto a tempo determinato, pari a 37 unità lavorative, delle quali 20 unità saranno contrattualizzate con decorrenza dal 1° ottobre prossimo”. La società, infine, precisa che tutti “i lavoratori saranno assunti senza patto di prova e che saranno utilizzati compatibilmente con le esigenze tecnico-produttive all'interno di tutta l'area siderurgica oggetto dell'appalto”.

Molto più promettente, se non altro perché potrebbe essere il “modello” per chiudere anche le altre situazioni di crisi, è quanto scaturito mercoledì 25 settembre dall'incontro con Alliance Green Service, azienda che opererà negli appalti dello stabilimento e nella quale la stessa ArcelorMittal è presente, per la rioccupazione dei lavoratori licenziati dal gruppo Castiglia. Nel vertice si è affrontata la situazione dei 39 lavoratori nella commessa acquisita dall'azienda: la società ha dichiarato che intende assumere i sette inquadrati col contratto multiservizi, i due a tempo determinato e i 30 col contratto metalmeccanico, ma per quest’ultimi il 1° ottobre (data dell’avvio dell’appalto) scatterebbero l’inquadramento col contratto multiservizi e, man mano che maturano, anche gli aumenti contrattuali previsti. L’auspicio dei sindacati è che questo “schema” si possa replicare anche con le altre aziende (con Mib, Sea ed Ecologica il confronto si tiene giovedì 26), in modo da risolvere definitivamente questa lunga vertenza.

(mt)