PHOTO
Le lavoratrici e i lavoratori di Covisian e Almaviva, impiegati nella commessa ITA, occupano il tetto dello stabile che ospita il call center Almaviva e la Corte dei Conti, in via Cordova a Palermo. La protesta è scattata stamattina e a salire sul tetto del palazzo sono una cinquantina di lavoratori.
“La colpevole assenza del governo italiano nella vertenza porta la protesta ad assumere contorni preoccupanti per quanto riguarda l'ordine pubblico a Palermo – dichiarano i rappresentanti dei lavoratori di Slc Cgil, Fistel Cisl Uilcom Uil e Ugl -. La convocazione del tavolo di confronto al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali non può essere rinviata ulteriormente”.
“Una vertenza che dura da mesi, con le lavoratrici e i lavoratori alla disperazione. Questo silenzio da parte del governo e del ministero del Lavoro è inaccettabile. Anche il sindacato confederale palermitano ha sollecitato un tavolo ministeriale tra i soggetti coinvolti. Alle operatrici e agli operatori di Almaviva Covisian non basta più la solidarietà a parole della politica e delle istituzioni. Prima che i fatti si determinino da soli e salga il livello della tensione sociale intervengano il prefetto, la politica, i candidati sindaci, non solo per l'attivazione del tavolo ma per costruire soluzioni che salvaguardino i posti di lavoro e il sito produttivo”. A dichiararlo è il segretario Cgil Palermo Mario Ridulfo, che esprime vicinanza alle lavoratrici e ai lavoratori di Almaviva Covisian della commessa Ita saliti oggi sul tetto del palazzo di via Cordova che ospita il call center. Ridulfo esprime allarme per lo stallo della vertenza e preoccupazione per il livello di esasperazione dei 534 lavoratori che da mesi protestano con presidi permanenti, occupazioni, volantinaggi, mobilitazioni. Nei giorni scorsi, un gruppo di lavoratori era anche salito sul tetto del Teatro Politeama.
“Questa vertenza riguarda tutta la città ed è in gioco la credibilità delle istituzioni – prosegue Ridulfo –. In una città come Palermo, che ha un livello di disoccupazione enorme, dove il ricorso al reddito di cittadinanza è tra i più alti e il lavoro precario è la norma, l'impatto sociale rischia di essere devastante. Oggi a rischiare il lavoro sono soprattutto moltissime donne del call center che operano in regime di part time involontario. Tutto questo non è tollerabile, bisogna rispettare gli accordi presi così come abbiamo detto che se un'azienda come Ita, pubblica al cento per cento, non applica la clausola sociale c'è il realistico timore che anche altre aziende di altri settori possano seguire quest'esempio. E nella nostra realtà questo avrebbe un effetto devastante. Siamo vicini ai lavoratori e continueremo a sostenerli in tutte le forme di protesta e rivendicazioni che anche come sindacato stiamo portando avanti”.