Ve lo ricordate il “pacco di Natale”? Bene, ora per i lavoratori della scuola arriva il carbone, anche se nessuno si è comportato male. Fuor d’ironia, la realtà dei fatti alla fine il suo conto lo presenta, con buona pace della propaganda.

Lo scorso anno, alla vigilia delle feste natalizie, al personale della scuola fu graziosamente riconosciuto un emolumento di 1.000 euro rispetto al normale stipendio e alla tredicesima spettante. L’inflazione galoppava, gli stipendi erano (e sono) quello che sono e dunque questa dazione unilaterale ovviamente fu gradita.

Se il “regalo” torna indietro

Ma ora, come si diceva, se ne pagheranno le conseguenze. E così quest’anno le tredicesime per docenti e personale Ata saranno molto meno sostanziose rispetto all’anno scorso.

Cerchiamo di capire come sia possibile: quel “regalo” fu in realtà una semplice anticipazione degli aumenti contrattuali spettanti al personale per il rinnovo 2022-24. Erano di fatto soldi comunque dovuti ai lavoratori ma erogati tutti insieme e unilateralmente dal governo per far colpo sulla categoria.

E arriviamo a queste festività: l’operazione non è ovviamente ripetibile e non solo i lavoratori non riceveranno alcun beneficio economico, ma non si vedranno corrisposte neanche le restanti somme spettanti per il rinnovo contrattuale - rispetto a quelle anticipate - poiché le trattative per il rinnovo del Ccnl scaduto da ben tre anni non sono neanche iniziate, ovviamente non per colpa dei sindacati.

E i soldi per il contratto sono pochi

Oltretutto, con le attuali risorse stanziate dal governo in legge di bilancio per il rinnovo contrattuale, gli stipendi verrebbero incrementati di appena il 5,78%, una cifra ben lontana dal garantire il pieno recupero dell’inflazione del triennio che è quasi del 18%. In ogni caso la metà di quell’incremento del tutto insufficiente è stata già erogata con il “pacco” di Natale dell’anno scorso.

Insomma, commenta la Flc Cgil, “a dicembre con la tredicesima di quest’anno - ben più magra rispetto a quella dell’anno scorso - si scopre la realtà dei fatti, ovvero che non ci sono risorse, che anzi gli stipendi dei lavoratori della scuola sono sempre più poveri, sempre più inadeguati rispetto all’aumento del costo della vita e sempre più incapaci di garantire condizioni economiche e di vita dignitose”.

Ricordate gli “sconti”?

Il governo non è nuovo a queste trovate puramente propagandistiche. Sempre lo scorso anno fu paricolarmente fertile da questo punto di vista: un po’ prima del pacco arrivò infatti anche una scontistica riservata agli insegnanti, con agevolazioni del 15% per i soggiorni in agriturismo o per l’acquisto di prodotti alimentari locali al fine di consentire, come si leggeva nella convenzione con la Coldiretti, di promuovere nelle scuole l’educazione alimentare e fornire un valido esempio di un corretto stile di vita. Proprio così: gli insegnanti come “esempi viventi”.

Come è noto la realtà è che gli stipendi degli insegnanti italiani sono - nel generale arretramento che negli ultimi anni hanno registrato i salari nel nostro paese - tra i più bassi in Europa. Nonostante il ministro Valditara nel suo libro (La scuola dei talenti, presentato in un memorabile appuntamento con Matteo Salvini)

abbia provato a giocare con i numeri del report Eurydice 2022, le retribuzioni dei docenti italiani sono al diciannovesimo posto in Europa.

Scioperi per cambiare

La Flc Cgil ricorda come “negli ultimi mesi ha promosso ben due scioperi per denunciare questa situazione e rivendicare risorse aggiuntive per rinnovare il contratto e innalzare gli stipendi del personale docente e Ata”. Pertanto, “se il ministro Valditara, come spesso afferma, intende restituire davvero autorevolezza e dignità ai lavoratori della scuola, inizi a rinnovare i contratti di lavoro garantendo aumenti stipendiali in linea con l’inflazione e in grado assicurare sicurezza economica e prestigio sociale”.

Leggi anche