Avviare un’azione coordinata di prevenzione e contrasto allo sfruttamento del lavoro e al caporalato in agricoltura, mettendo in rete le esperienze e competenze maturate nel corso degli anni grazie al lavoro quotidiano sul territorio: è questo l’impegno preso da Flai Cgil, Legacoop Estense e cooperativa sociale Cidas attraverso la sottoscrizione di un Protocollo di intesa che punta a liberare le vittime di sfruttamento e ridare opportunità lavorative e sociali nel pieno rispetto della legalità.

Dario Alba, Flai Ferrara: “Dobbiamo dare ai lavoratori gli strumenti per uscire dallo sfruttamento”

“Non è né l’inizio né la fine del nostro impegno – ci ha detto Dario Alba, segretario Flai Cgil di Ferrara –, ma piuttosto la continuazione di un lavoro che parte da lontano. Un nuovo tassello nel puzzle della tutela di questi lavoratori sfruttati, un puzzle che dobbiamo assolutamente completare. Non basta l’attività repressiva, serve prevenzione e assistenza. Fondamentale dare strumenti che mettano i lavoratori nelle condizioni di denunciare il sistema di cui, altrimenti, restano vittime. Come i corsi di lingua in italiano che verranno anche certificati, per fare un esempio. Cercheremo, anche grazie alla Cidas, di lavorare sull’accoglienza, di trovare nuovi alloggi perché non siano costretti a vivere con i caporali. Fornire loro un’alternativa lavorativa. Una condizione di legalità. Se non diamo loro questi strumenti continuerà quello che è successo negli anni passati, quando anche chi voleva denunciare non aveva le garanzie per resistere e dopo pochi giorni, avendo bisogno del lavoro, finiva di nuovo prigioniero del sistema. Questo è un altro tassello, reso possibile dalla collaborazione con Cidas e Legacoop. Il successivo sarà il trasporto regolare”.

“Lo sfruttamento lavorativo – ha continuato – consiste in forme illegali di intermediazione, reclutamento e organizzazione della manodopera, in violazione delle regole e disposizioni in materia di tutela, sicurezza e salute, retribuzione. A lavoratori e lavoratrici vengono imposte condizioni di vita e lavoro degradanti, spesso approfittando del loro stato di vulnerabilità e bisogno. Una situazione inaccettabile che non deve passare inosservata e che ci richiama, ciascuno per la propria parte, a un impegno quotidiano per prevenire e sradicare dal nostro territorio queste forme di sfruttamento”.

Nel protocollo azioni concrete di intervento

Il protocollo prevede azioni concrete di intervento: diffusione della cultura della legalità e della tutela del lavoro attraverso incontri, seminari, progetti formativi; inserimento delle vittime di sfruttamento in percorsi di affiancamento e ricollocamento lavorativo; corsi di lingua, per favorire una piena integrazione; assistenza per controversie o vertenze. L’iniziativa si sviluppa nell’ambito della più ampia Rete per il lavoro agricolo di qualità, che coinvolge Istituzioni ed Enti impegnati nel contrasto a fenomeni di caporalato e illegalità.

“La nostra amministrazione è in prima fila contro questo fenomeno dal momento in cui ci siamo insediati – ha commentato il sindaco di Portomaggiore, Dario Bernardi –. Quello che osserviamo sul territorio di Portomaggiore è che la diffusione del caporalato ha portato con sé un gran numero di persone straniere in condizioni precarie dal punto di vista sociale e dell'alloggio, generando situazioni di degrado e conflittualità che vanno combattute ed eradicate. Per questo vediamo come positiva ogni azione congiunta e concordata tra istituzioni per aggredire questo fenomeno”.