Tutto è tranquillo a Capodanno. L’attacco di una delle più belle canzoni degli allora giovani U2 può essere l’ideale colonna sonora di una vittoria dei lavoratori, e del sindacato, in una delle vertenze più difficili dello scorso 2023. In pochi avrebbero scommesso che il centinaio di macellatori dell’impianto di Baldichieri D’Asti l’avrebbe spuntata, conquistando il giusto contratto e il giusto salario, dopo ben cinque mesi di presidio di protesta davanti ai cancelli, sotto la tenda rossa della Flai Cgil.
Invece ce l’hanno fatta. L’espressione sul viso di Ilie Cristinel Covali, ormai ribattezzato Cristian Covali, rappresentante sindacale dei lavoratori del macello, mentre stappa una bottiglia di spumante davanti allo stabilimento, è quella di chi vede coronato un sogno. Questa è la storia di una classe operaia sia italiana che migrante, lavoratori arrivati anche da Romania, Serbia, Albania ed Africa subsahariana, uniti dalla volontà e dalla determinazione ad essere considerati per quel che fanno, con il contratto che compete loro.
Sono i lavoratori del macello di Baldichieri, quelli che dopo cinque mesi di proteste, in presidio permanente sotto la tenda rossa della Flai Cgil, hanno vinto, lavoreranno con il giusto contratto e il giusto salario. Nel giorno della Befana si fa festa, si aspetta solo che smetta di piovere per smontare la tenda della resistenza e si brinda all’anno appena nato con speranza e fiducia. Piove e fa freddo, ma sorridono tutti.
Non era scontato, non era facile arrivare a questo risultato restando uniti, senza arretrare di un centimetro da richieste sacrosante. Sotto il sole di agosto con un caldo soffocante, sotto la pioggia di ottobre, nel gelo della prima parte di dicembre. Si stappano le bottiglie di spumante e ci si abbraccia, è proprio un bel momento. Si intona ancora una volta il coro che ha accompagnato l’intera vertenza: “Siam macellatori, non siamo agricoltori”.
Invece della carne, si tagliano un panettone e un pandoro mentre scende la pioggia, ma che fa? “La loro lotta li ha fatti diventare ‘i lavoratori del macello di Baldichieri’ - sorride la combattiva Letizia Capparelli, Flai Cgil Asti - non sono più lavoratori comuni. Abbiamo ottenuto anche risarcimenti per gli anni precedenti di lavoro con i vecchi appaltanti, si era partiti da una base di trattativa di circa 300 euro a testa per il pregresso, e si è arrivati a cifre che per alcuni lavoratori hanno superato i 20mila euro. Ma non sono mai stati i soldi la cosa più importante, è stata la dignità. Essere riconosciuti come macellatori, professionisti del coltello. La Al.Pi aveva deciso di vendere una macchina senza tener conto del suo motore, questo motore si è fermato”.
Cristian Covali è quasi commosso, sono abbracci e strette di mano: “Non finirò mai di ringraziare Letizia, Denis, Giorgio Airaudo, Giovanni Mininni che è venuto qua a più riprese e ci ha sostenuto in tutti i modi, il segretario della Camera del lavoro di Asti, Luca Quagliotti”. “Si lavorerà meglio e in sicurezza, prendendo i tempi necessari per rispettare tutte le norme di prevenzione e infortuni e del benessere animale, e il fatturato comunque non si abbasserà. La lotta però non finisce, ora sarà fondamentale costruire un percorso di stabilità e garantire un futuro con gli accordi sanciti dalla contrattazione sindacale degli ultimi mesi”, aggiunge il segretario piemontese della Flai, Denis Vayr.
Andrea Gambillara, segreteria nazionale della categoria, è chiaro: “Finalmente lavoreranno con il ‘loro’ contratto. In gioco c’era la dignità del lavoro. Sono stati momenti durissimi e solo la solidarietà, anche concreta, che si è creata intorno a questa vertenza ha reso possibile essere qui oggi. Quando vince la dignità del lavoro è anche un giorno di festa”.
Legame, solidarietà, fiducia, cassa di resistenza: ecco gli ingredienti per preparare una trattativa che ha coniugato diritti e professionalità, inquadrata in maniera corretta e retribuita secondo il contratto di riferimento del lavoro effettivamente svolto. Giorgio Airaudo, che guida la Cgil piemontese, ricorda il senso più profondo del sindacato: “La stessa etimologia della parola - spiega - significa insieme e giustizia. Uniti i lavoratori hanno avuto giustizia”. I lavoratori saranno assunti dalla Laborapp di Mantova, che ha appalti in tutto il nord Italia e ora ha anche il lavoro della macellazione del gruppo Ciemme, nuovo proprietario dello stabilimento di Baldichieri.
Alla fine si va tutti a pranzo, con più di 90 coperti, perché nessuno vorrebbe che questa festa finisse. In cinque mesi di lotta si sono creati legami che non si potranno cancellare, una vertenza vissuta non solo dai lavoratori ma anche dalle loro famiglie con un trasporto e una determinazione fuori dal comune. “Nemmeno al mio matrimonio avevo così tanti invitati”, scherza Marco, uno di quelli di Baldichieri d’Asti.